La questione dei 24 cfu ha sollevato molte polemiche negli ultimi mesi dal momento che si è trattato di una parentesi costata molti soldi e tempo ai docenti che si sono impegnati per prenderli, salvo poi scoprire di aver fatto un percorso di fatto inutile, considerato che sono stati notevolmente depotenziati.
Pagare per lavorare
In molti si chiedono se la stessa cosa non rischia di accadere con le successive decisioni del Governo per questioni come i percorsi abilitanti docenti, che stanno comportando un notevole impegno e dispendio economico, aprendo la questione della necessità di pagare per dover lavorare.
Accadrà ancora in futuro? Il precedente c’è, dunque il timore è lecito. I 24 cfu varranno ancora? I 24 cfu sono dei crediti relativi a un percorso che apparteneva al precedente sistema di reclutamento docenti. Come sempre avviene tra una fase di reclutamento e l’altra, c’è stata una fase transitoria in cui si potevano sfruttare i 24 cfu anche per l’accesso ai concorsi, fase transitoria che si è conclusa il 31 dicembre 2024. Questo significa che per l’accesso ai concorsi i 24 cfu non saranno più validi.
Il riconoscimento dei crediti
L’ultimo concorso per i quali sono stati validi è stato il Pnrr2, le cui domande di presentazione si potevano presentare entro il 30 dicembre 2024 con prove che si terranno tra febbraio e marzo. Rimane comunque la possibilità di riconoscere questi crediti all’interno dei concorsi abilitanti. In particolare, per chi non ha i tre anni di servizio, c’è la possibilità di iscriversi al percorso da 60 crediti e chiedere il riconoscimento dei 24 cfu.
I crediti devono essere riconosciuti dagli atenei d’ufficio ai sensi dell’articolo 8 comma 1 del dpcm. E’ bene però ricordare che questa decurtazione comporta una riduzione dei crediti da acquisire ma non consente di ottenere alcuno sconto sul costo totale del corso da 60 cfu, che andrà in ogni caso pagato per intero anche dai possessori dei 24 cfu.