Economia e Fisco

Buoni pasto docenti e Ata: la prossima settimana si decide per i 13 euro al giorno nel contratto nazionale

Buoni pasto docenti e Ata: la prossima settimana si decide per i 13 euro al giorno nel contratto nazionale

Domani inizia una settimana decisiva per l’introduzione dei buoni pasto per docenti e personale Ata. Nei prossimi giorni è infatti programmato l’aggiornamento del confronto tra ministero e sindacati all’ARAN per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale del comparto Istruzione, Università e Ricerca, nell’ambito del quale si discuterà di diverse questioni. A cominciare dall’aumento degli stipendi, finendo poi con l’introduzione dei buoni pasto per l’unica categoria del settore pubblico ancora privata di questo diritto.

Diritto anche per la scuola

La battaglia di Anief parte dal presupposto che si tratta di un diritto negato al personale scolastico ma riconosciuto a tutto il resto dei dipendenti pubblici in Italia, addirittura quelli che operano in smart working.

La richiesta è di buoni pasto giornalieri per un valore medio di 13 euro al giorno a testa, per equiparare il diritto a quello del resto del personale dei Ministeri.

L’assenza di questo diritto nei confronti di docenti e personale Ata certifica il trattamento di serie B riservato al personale della scuola, non più accettabile secondo il sindacato.

Riconosciuto addirittura in smart working

Il presupposto dietro la richiesta è che il personale scolastico spesso svolge lavori per orari prolungati. La richiesta è che i buoni pasto siano inseriti nel nuovo CCNL, finanziabili attraverso la contrattazione di istituto.

Un precedente importante arriva dal contratto delle Funzioni Centrali, che all’articolo 14 riconosce il diritto al buono pasto anche in smart working, senza necessità di misurare l’orario.

La richiesta del sindacato è nei confronti dei ministri Giuseppe Valditara (Istruzione) e Anna Maria Bernini (Università) affinché i buoni pasto vengano introdotti nell’atto di indirizzo contrattuale. A dare man forte alla richiesta del sindacato la sentenza della Cassazione, che ha stabilito come i buoni pasto spettino indipendentemente dalla sede di lavoro, rientrando tra le misure di welfare contrattuale.

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