Scuola

Stipendio maestri laureati: in 300mila guadagnano meno dei colleghi della secondaria e quanto quelli con diploma

Non sarà sufficiente il rinnovo del contratto scuola per rasserenare gli animi all’interno del mondo della scuola. Non solo in riferimento all’aumento degli stipendi dei docenti e del personale Ata, ma anche e soprattutto in considerazione delle problematiche che persistono a livello normativo e giuridico, e che potranno essere risolte unicamente a partire dal prossimo anno, quando ministero e sindacati si incontreranno nuovamente per discutere ulteriori aspetti del contratto, compresi gli eventuali nuovi fondi reperiti dal Governo per integrare ulteriormente gli stipendi.

Disparità di trattamento economico

Proprio per quel che riguarda gli stipendi, persistono differenze sostanziali all’interno del panorama docenti, oggetto di malcontento e polemiche da parte di coloro che in qualche modo subiscono quelle che vengono considerate ingiustizie. Una di queste situazioni attiene i docenti della scuola primaria con laurea che percepiscono quanto quelli con diploma e non quanto quelli della secondaria.

In altre parole, non viene valorizzato il titolo di studio e la competenza posseduta dai docenti, ma il loro grado di insegnamento, creando evidenti disparità tra i diversi livelli scolastici.

Malcontento di 300mila insegnanti

A creare malumore nella categoria, il fatto che questi docenti svolgono lo stesso lavoro ma vengono remunerati di meno. E’ un’ingiustizia, secondo i diretti interessati, che coinvolge qualcosa come 300 mila insegnanti. Lo stipendio è inferiore nonostante le ore di lezione settimanali, il grado di responsabilità, il coinvolgimento professionale e la complessità dell’offerta formativa, siano le stesse.

Per il momento secondo il ministero un insegnante laureato che svolge attività di insegnamento nella scuola del primo ciclo ha diritto a uno stipendio inferiore a quello dei colleghi della secondaria anch’essi laureati. Un motivo di malcontento che sarà oggetto di discussione in occasione della discussione della parte normativa del contratto scuola, e che minaccia di creare tensioni e provocare scioperi.