Scuola

Riforma reclutamento docenti 2022: settimana decisiva per fase transitoria che favorisca i precari e graduatorie di merito per gli idonei dei concorsi per la secondaria

Con le scuole di fatto chiuse, ad eccezione delle incombenze inerenti gli esami di stato con le quali insegnanti e alunni avranno a che fare fino a fine luglio, è il momento di discutere e accelerare i tempi per la riforma del reclutamento. I tempi stringono, perchè si tratta di una riforma che dovrà vedere necessariamente la luce nel giro di un mese, per consentire poi la sua adozione in vista del prossimo anno scolastico.

La rigidità di Bianchi e le dimissioni di Ricciardi

La procedura burocratica e legislativa dice che al momento il decreto 36, emanato dal Governo poche settimane fa, è attualmente al Senato. Ma si tratta di un testo che ha incontrato forti opposizioni da parte delle forze politiche che lo considerano debole sotto molti punti di vista. Stesso parere dei sindacati. Che quindi adesso sperano che gli emendamenti presentati consentano di conferire alla riforma un aspetto più vicino alla loro visione della scuola nel prossimo futuro.

Il presupposto fondamentale con cui sindacati e forze politiche devono confrontarsi è che la riforma del reclutamento, nella sua versione finale, non si discosterà molto da quella voluta dal Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Una presa di posizione che è emersa forte sin dai giorni successivi alla pubblicazione del decreto, e che non è venuta meno nelle settimane successive. Bianchi concederà dunque qualcosa a forze politiche e sindacati, ma non consentirà una rivoluzione che faccia venire meno la filosofia pensata per la scuola del futuro. La convinzione di Bianchi trova riscontro anche nelle dimissioni del suo consigliere Ricciardi con i quale evidentemente le diversità di vedute sono state insormontabili.

I punti chiave da modificare

I punti più importanti sui quali docenti e sindacati spingono riguardano la fase transitoria che favorisca i precari, e le graduatorie di merito per gli idonei dei concorsi per la secondaria.

Ma non solo: il fatto che la riforma si autofinanzi, nella parte relativa agli incentivi per la formazione professionale, tramite tagli alla carta del docente e all’organico docenti, preoccupa non poco. Un problema quantificato 470milioni, che costerà l’abbassamento da 500 a 375 euro della carta del docente e l’addio a 11.600 cattedre. Giustificate con la denatalità dei prossimi anni. Dato oggettivo, ma che poteva essere l’occasione, mantenendo inalterato l’organico, di dire finalmente addio alle classi pollaio.

All’ordine del giorno anche la discussione circa il percorso di abilitazione, un percorso semplificato per i precari con 3 anni di servizio e la formazione incentivata.