Scuola

Riforma del reclutamento: incontro ministero-sindacati, 70mila assunzioni in due anni

L’attuazione della riforma del reclutamento entro nel vivo con la programmazione per martedì 12 aprile alle 16:30 di una riunione tra il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi e le organizzazioni sindacali. Si parlerà proprio di riforma del reclutamento degli insegnanti e un aggiornamento sul PNRR e le attività relative all’istruzione.

Concorso a crocette messo in discussione

Un incontro che con ogni probabilità sarà solo il primo di una lunga serie, in considerazione della distanza che inevitabilmente c’è ancora tra l’idea di riforma del ministro Bianchi e le richieste dei sindacati. Le ultime vicissitudini legate al fallimento dei concorsi ordinari con le prove a crocette, comporteranno inevitabilmente una discussione ulteriore sulle modalità future per diventare insegnanti.

Non ci si fermerà quindi probabilmente soltanto alla riforma dell’acquisizione dei 60 Cfu per abilitarsi prima di acceder ai concorsi e l’attuazione annuale dei concorsi stessi. La sensazione è che si possa assistere a una revisione più profonda di tutto il sistema che porta a diventare docenti.

70mila docenti entro il 2024

Al momento il PNRR prevede che ci sia una riforma del sistema di reclutamento che porterà, una volta approvata, l’immissione in ruolo di 70.000 docenti entro il 2024. Quello che c’è da stabilire è la modalità che porterà a diventare docenti. L’obiettivo del ministero è ufficializzare entro il 2022 la riforma del reclutamento, in modo poi da avere un percorso delineato che possa portare entro il 2024 al reclutamento di 70.000 docenti con nuovo metodo.

Stanziati complessivamente 31,9 miliardi di euro

“Istruzione e Ricerca” stanzia complessivamente 31,9 miliardi di euro (30,9 miliardi dal Dispositivo RRF e 1 dal Fondo) con l’obiettivo di rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e tecnico-scientifiche, la ricerca e il trasferimento tecnologico. La sensazione è che si sia arrivati a un punto di svolta per la scuola italiana, considerato che la pandemia ha da un lato messo a nudo profonde problematiche e dall’altro sta consentendo di investire fondi prima mai disponibili che sarebbe delittuoso non sfruttare a dovere.