Scuola

Docenti non vaccinati: è caos per il rientro in classe tra 36 o 18 ore lavorative

C’è molta confusione in vista della fine dello stato di emergenza fissato per il 31 marzo, che comporta dal primo aprile una serie di modifiche ai protocolli di sicurezza, anche nelle scuole, ancora tutti da chiarire. In particolare in riferimento all’obbligo vaccinale e alle mansioni che chi non è ancora in regola con la vaccinazione potrà comportare.

Punti ancora oscuri

Una circolare del ministero è intervenuta per chiarire i punti ancora oscuri del nuovo decreto Covid, e precisa che “il personale docente ed educativo inadempiente all’obbligo vaccinale potrà essere impiegato nello svolgimento di tutte le altre funzioni rientranti tra le proprie mansioni, quali, a titolo esemplificativo, le attività anche a carattere collegiale, di programmazione, progettazione, ricerca, valutazione, documentazione, aggiornamento e formazione”.

Nella circolare c’è anche specificato che: “a detto personale si applicano, fino al 15 giugno 2022 o fino alla data di adempimento dell’obbligo vaccinale, le vigenti disposizioni normative e contrattuali che disciplinano la prestazione lavorativa del personale docente ed educativo dichiarato temporaneamente inidoneo all’insegnamento“.

Il dubbio sulle ore settimanali

Quindi le disposizioni normative e contrattuali relative ai docenti inidonei a insegnare sono le stesse che riguardano il personale Ata. Questo vuol dire che i docenti inidonei all’insegnamento dovrebbero farsi carico di 36 ore di lavoro settimanali, che corrisponde alla quota oraria lavorativa del personale Ata.

Il punto di vista di Bianchi

Il ministro Bianchi: “Gli insegnanti inadempienti disattendono il patto sociale ed educativo su cui si fonda la comunità nella quale sono inseriti. Il puro e semplice rientro in classe avrebbe comportato un segnale altamente díseducativo. Per questo si è dovuto trovare un ragionevole equilibrio tra il diritto dei docenti non vaccinanti di sostentarsi e il loro dovere di non smettere mai di fornire il corretto esempio”.

“Tale decisione risponde -prosegue Bianchi – peraltro, anche all’esigenza di garantire il diritto alla salute agli alunni e alle alunne della classe non vaccinati e fragili e agli stessi docenti non vaccinati, nonché di meglio preservare la continuità didattica. In ultimo, relativamente alla copertura finanziaria delle sostituzioni dei docenti non vaccinati (quantificate in circa 3.800 unità), in questa prima fase, abbiamo dovuto utilizzare quota parte del fondo per la valorizzazione dei docenti. Vi è l’impegno dell’Esecutivo per reintegrare le risorse di tale fondo”.