Scuola

Come abilitarsi all’insegnamento: riattivazione Pas scuola, i 5 motivi fondamentali

Mentre il Senato è alle prese con una serie di emendamenti da approvare che potrebbero apportare interessanti novità al mondo della scuola e in particolare a quello dei precari, non si ferma il dibattito politico, che da un lato applaude all’avvio delle nuove procedure concorsuali (concorso secondaria e concorso straordinario, entrambi entro giugno), dall’altro tiene alta l’attenzione su ciò che ancora c’è da fare.

Riattivazione dei Pas

E non è poco: “Con l’avvio del concorso per la scuola secondaria diventa ancora più urgente la riattivazione dei percorsi formativi abilitanti all’insegnamento (Pas), che in Italia mancano ormai da nove anni”.

Lo scrive in una nota, riproponendo un suo cavallo di battaglia sostenuto a gran voce anche dai sindacati, il senatore Mario Pittoni, responsabile del Dipartimento Istruzione della Lega e vicepresidente della commissione Cultura a Palazzo Madama.

Pittoni spiega: “Ho chiesto al ministro dell’Istruzione un impegno diretto sulla questione – sentitissima dalle centinaia di migliaia di docenti interessati – principalmente per cinque ragioni.

I cinque punti chiave

1) Il Pas non ha controindicazioni. È cioè in linea con la normativa europea e non interferisce con i provvedimenti in vigore;

2) Interessa più di mezzo milione di persone prevedendo la riattivazione dei percorsi collaudati nel 2013, rendendoli strutturali.

3) Il superamento del Pas consentirà anche ai precari Stem di spostarsi in prima fascia, rendendo superflue tornate concorsuali aggiuntive;

4) Risolve il problema della carenza di personale docente abilitato nelle paritarie;

5) Non comporta spese aggiuntive per lo Stato. Anzi, il Pas fa risparmiare il costo di eventuali concorsi per l’abilitazione (peraltro non in linea con la normativa europea che invece chiede corsi “formativi”) e in generale alleggerirebbe i concorsi per i docenti della secondaria, visto che a renderli quasi ingestibili è l’abnorme numero di iscritti, che si ridurrebbero significativamente con l’intervento delle università cui per legge vanno affidati i corsi accademici per l’abilitazione all’insegnamento”.

Concorsi ma non solo

Una questione che resta aperta e che si lega a doppio filo a quella della riforma del reclutamento, correndo in un certo senso parallela ad essa. Perchè se da un lato i concorsi scuola per l’immissione in ruolo, anche annuali, sono un primo passo verso la risoluzione del precariato, al tempo stesso c’è da risolvere il problema delle migliaia di supplenti in attesa di stabilizzazione e di risposte, pronti a dare il loro contributo, e ce n’è davvero bisogno, alla scuola italiana.