Scuola

Rinnovo contratto docenti: molti lavorano per 3/4 euro l’ora

Quante ore lavorano effettivamente i docenti italiani? Il tema della retribuzione degli insegnanti è di stretta attualità, in virtù della discussione del rinnovo contratto scuola che porterà al tanto atteso aumento in busta paga. Aumento che però sarà in ogni caso lontano da quello auspicato dai sindacati, e che avrebbe permesso di valorizzare, adeguatamente, il lavoro dei docenti.

Gli impegni non retribuiti degli insegnanti

Anche perchè ci sono aspetti che non vengono spesso considerati nel lavoro dei docenti. Come ad esempio l’effettivo numero di ore che un docente lavora alla settimana. Il calcolo è sempre limitato a quello che avviene in aula o comunque a scuola. Ma gli impegni di un insegnante vanno ben oltre:

“La media delle ore di servizio effettivo prestato dagli insegnanti è di 36 – spiega il coordinatore nazionale della Fgu-Gilda citando la recente indagine condotta dall’Osservatorio sui conti pubblici – e la maggior parte di queste ore non viene retribuita, perché i pagamenti ricevuti dagli insegnanti attingendo al modestissimo fondo delle scuole sono spesso forfettari. Ciò significa che molti lavorano per cifre di 3/4 euro l’ora. A ciò si aggiunge il disagio enorme provocato dall’orario di lavoro che non è continuativo ma sottoposto a un continuo spezzettamento”.

Valorizzazione della professione docente

In questi giorni si sta giocando la partita del rinnovo contratto scuola, che dovrà prevedere un aumento dello stipendio mensile dei docenti di una cifra di poco superiore ai cento euro (lordi) mensili, ma che non sarà sicuramente esaustivo di tutte le tematiche messe sul piatto dai sindacati per la valorizzazione della professione di insegnante.

Elvira Serafini, segretaria dello Snals Confsal, ha anche richiamato “l’attenzione sulla necessità di potenziare gli organici, in relazione all’annosa questione del sovraffollamento delle classi. Il rafforzamento delle infrastrutture previsto dal PNRR non è sufficiente da solo a portare a una risoluzione del problema, senza intervenire sul personale“.

Proprio la questione delle classi pollaio, che si lega a doppio filo con quella della sicurezza ai tempi della pandemia, e da mesi ormai caldeggiata dai sindacati. In questo senso per il prossimo anno scolastico ci si aspettano importanti novità.