Scuola

Bocciata riforma del reclutamento docenti con 60 Cfu: tirocinio dopo il concorso

Potrebbe subire una brusca frenata la riforma del reclutamento docenti da parte del Governo, così come pensata e studiata dal ministero dell’Istruzione presieduto dal ministro Bianchi. A destare perplessità l’idea di strutturare la riforma mediante l’introduzione dell’obbligo di tirocinio precedente al concorso, mediante acquisizione di crediti universitari.

Non convincono i 60 crediti di cui 24 di tirocinio

A sollevare dubbi in merito alle indiscrezioni che filtrano dal ministero è stato il Consiglio Universitario Nazionale (il Cun), nel corso dell’adunanza del 18 novembre. Il parere dell’organo conferma come le indiscrezioni circa la formula del nuovo reclutamento fossero giuste, soprattutto per quel che concerne la parte inerente l’introduzione dei 60 crediti formativi dal contenuto pedagogico (24 dei quali di tirocinio).

Il Cun sembra perplesso, usando un eufemismo, sulla possibilità che venga introdotto l’obbligo di acquisire i CFU per la formazione all’insegnamento prima della selezione per l’accesso al ruolo. Lo scopo del ministro Bianchi sarebbe quello di far arrivare i nuovi docenti al ruolo con una preparazione sul campo già sufficiente ad affrontare la quotidianità delle lezioni. Ma secondo il Cun si tratterebbe di una formula che porterebbe a un risultato negativo per la formazione disciplinare. I punti su cui si sofferma il Cun per criticare questa formula sono sostanzialmente due: aumento eccessivo dei tempi necessari ad acquisire questi crediti e inevitabile discriminazione sociale, in virtù dell’aggravio che tutto ciò porterebbe sull’economia delle famiglie.

Formazione dopo l’accesso al ruolo

Secondo il Cun, quindi, sarebbe meglio collocare la formazione all’insegnamento nelle scuole secondarie dopo la selezione per l’accesso al ruolo. Il momento migliore sarebbe nel corso dell’anno di “formazione e prova” quando inizia il tirocinio. Il consiglio suggerisce anche di attuare un positivo rapporto nella formazione all’insegnamento fra le scienze dell’educazione e la didattica disciplinare. Infine, sarebbe importante definire contenuti diversi per la formazione all’insegnamento rispettando le peculiari esigenze della didattica nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado.

Secondo il presidente Antonio Vicino “l’anno di tirocinio va fatto una volta vinto il concorso durante anno di formazione e prova. Altrimenti si penalizzano gli studenti. Se i 60 Cfu vanno conseguiti in parallelo con la magistrale, che da sola prevede 120 Cfu, i ragazzi devono iscriversi ai moduli aggiuntivi, con un esborso economico maggiore e rallentando di almeno un anno il conseguimento della laurea. E se poi non vincono il concorso? Ma anche se si sceglie di inserire i crediti nel corso di studi la sostanza non cambia perché si sottrae spazio alle discipline e comunque ci perdono i ragazzi”.

Reclutamento di 70mila docenti entro il 2024

Intanto il PNRR porterà delle novità finalizzate al reclutamento dei docenti, con l’obiettivo di “determinare un significativo miglioramento della qualità dei percorsi educativi, per offrire a studentesse e studenti sempre migliori livelli di conoscenze, capacità interpersonali e metodologico-applicative, nonché coprire con regolarità e stabilità le cattedre disponibili con insegnanti di ruolo. La formazione e la sperimentazione con metodologie innovative consentiranno inoltre un processo di selezione basato non solo sul livello di conoscenza ma anche sui metodi didattici acquisiti e sulla capacità di relazionarsi con la comunità educativa. Una volta approvata la riforma è previsto il reclutamento, attraverso il nuovo sistema, di 70.000 docenti entro il 2024”.