Gli incontri informativi tra ministero e sindacati di questi giorni (il primo già avvenuto, foriero di molteplici novità, il secondo a breve) servono non solo per definire la finestra temporale in cui il ministero deciderà di collocare l’aggiornamento delle Gps 2026 e delle Gae ma anche per guardare oltre, ovvero allo strumento principe che attinge dalle Gps stesse, ovvero l’algoritmo.
In attesa del doppio canale di reclutamento
Il tutto in attesa che la tanto agognata approvazione del doppio canale di reclutamento docenti consenta di attingere dalle Gps come fa l’algoritmo per assunzioni in ruolo, sulla falsa riga di quanto già avviene (e avverrà anche l’anno prossimo grazie alla proroga, unitamente a quella per la mini call veloce sostegno), con lo scorrimento della prima fascia gps sostegno.
I sindacati stanno già approfittando di questi primi incontri per chiedere al ministero di correggere alcune criticità strutturali nel funzionamento dell’algoritmo, ormai da diversi anni oggetto puntualmente di discussione, ma mai veramente prese in considerazione perché non considerate tali.
Il fatto che quest’anno si metterà mano alla normativa in occasione dell’aggiornamento Gps biennale, anche se solo con ordinanza e non con regolamento prorogato al 2028, potrebbe essere l’occasione giusta per apportare modifiche all’algoritmo di assegnazione delle supplenze.
L’algoritmo non torna indietro
Il ministero resta della sua convinzione: l’algoritmo così come è strutturato funziona bene e non ha bisogno di correttivi, ma sindacati e docenti non sono dello stesso avviso. Per questo, è ipotizzabile che il ministero voglia tenere duro non modificandolo, ma la pressione dei sindacati si farà sentite: la richiesta è di rivedere il funzionamento dell’algoritmo, ritenuto inadeguato.
La proposta è arrivare a un meccanismo che permetta un migliore utilizzo del punteggio e una gestione più equa delle disponibilità. In particolare, la proposta è di implementare un sistema di ripescaggio che abolisca la caratteristica attuale che impedisce all’algoritmo di “tornare indietro”, in modo da riprendere in considerazioni i docenti considerati rinunciatari involontari per mancanza di sedi espresse nel loro turno di nomina, che vengono puntualmente saltati.