La settimana appena iniziata è particolarmente significativa per il mondo della scuola e quello dei precari in particolari, che attendono con speranza e curiosità l’esito dell’esame in VII Commissione del Senato del disegno di legge sul doppio canale di reclutamento, presentato dalla senatrice Carmela Bucalo, vice coordinatrice del dipartimento Istruzione di Fratelli d’Italia.
Come funziona il doppio canale di reclutamento
Il doppio canale di reclutamento rappresenta da anni ormai il cavallo di battaglia di sindacati e associazioni di categoria che sostengono, dati alla mano, come la strategia di assunzioni mediante soli concorsi scuola non sia più praticabile e abbia mostrato tutti i suoi limiti. Per questo, per snellire l’esercito di precari che ogni anno ottengono un incarico dalle Gps, propongono il doppio canale di reclutamento, che affiancherebbe alle assunzioni da concorsi, insufficienti nonostante l’alto numero di procedure degli ultimi mesi (con il Pnrr 3 all’orizzonte a fine anno), le assunzioni da graduatorie anche per posti comuni, come sperimentato con successo negli ultimi anni su posto di sostegno (procedura che si fermerà però a fine anno, non avendo più beneficiato di ulteriori proroghe).
Tra i principali sostenitori del doppio canale di reclutamento, negli ultimi anni, Marcello Pacifico, presidente di ANIEF.
Il doppio canale di reclutamento consentirebbe di abbattere il numero dei precari nelle scuole italiane, attivando un canale di accesso differenziato che unirebbe la strada dei concorsi a quella delle assunzioni di chi è presente in Gps, rispettando l’ordine di graduatoria in base ai punteggi.
La procedura di infrazione di Bruxelles
Se si pensa che in queste graduatorie permangono docenti anche da dieci anni, si capisce come l’immissione in ruolo diventi non solo una necessità per tutto il sistema scolastico, ma un vero e propri dovere nei confronti di chi da anni insegna e attende la stabilizzazione.
Il doppio canale di reclutamento non sarebbe peraltro una novità assoluta, ma un vero e proprio ritorno al passato considerato che la scuola italiana lo ha già sfruttato per l’assunzione dei supplenti. L’Italia deve anche dare una risposta a Bruxelles sul tema della violazione della direttiva europea. Sulla testa del Governo e del ministero pende infatti una procedura di infrazione che può diventare condanna per l’Italia in Corte di Giustizia europea.