Precari scuola: arriva la condanna, ministero deve risarcire docenti vittime di abuso di contratti a termine
Non solo la procedura di infrazione a livello europeo nei confronti dell’Italia per l’abuso di contratti a termine nei confronti dei docenti e del personale Ata all’interno del mondo della scuola, oltre che per i mancati scatti stipendiali per i precari.
Mancata stabilità
Arriva anche da parte dei giudici un segnale forte nei confronti di governo e ministero per bacchettare ‘eccessivo ricorso ai contratti temporanei che frustrano la continuità didattica e la stabilità lavorativa ed economica dei docenti.
In ordine di tempo, l’ultima decisione in questo senso arriva d parte del Tribunale di Genova, che decide di pronunciarsi favorevolmente nei confronti di un ricorso presentato dall’Ufficio Legale Nazionale della UIL Scuola Rua.
La condanno è nei confronti del Ministero dell’Istruzione e del Merito che è chiamato al risarcimento del danno per l’abuso di contratti a termine.
Il risarcimento
Secondo il Tribunale si configura “l’abusiva reiterazione dei contratti di lavoro a tempo determinato” superiori a 36 mesi di durata complessiva. E così per il Ministero è scattata la condanna a pagare al ricorrente un’indennità onnicomprensiva pari a dieci mensilità dell’ultima retribuzione utile ai fini del calcolo del TFR. Necessaria anche la rivalutazione monetaria e interessi.
Da non dimenticare anche che il ministero di recente ha ufficializzato il diritto al risarcimento per i precari portato da un minimo di 2,5 e un massimo di 12 mensilità dell’ultima retribuzione.
“Da tempo promuoviamo iniziative legali – ha dichiarato Giuseppe D’Aprile, segretario generale UIL Scuola Rua – che hanno rappresentato anche una forma di denuncia-pressione nei confronti dei Governi che finora si sono mostrati inadempienti e insensibili, tanto da determinare il deferimento da parte della Corte europea”.
Gli interventi strutturali
Ora tocca a una modifica strutturale della situazione: “Il Governo deve intervenire per ripristinare la legalità e per coprire tutti i posti disponibili – su cui si reiterano le supplenze per più anni, testimoniate dai numeri elevati di precari – con contratti a tempo indeterminato per garantire stabilità al personale interessato, migliorare la funzionalità delle scuole e contribuire a mettere in moto l’economia del Paese che passa inevitabilmente dalla stabilità del lavoro”.