Scuola

Stabilizzazione precari scuola: assunzioni da GPS con percorso formativo e prova, addio concorsi straordinari

Rispetto alla riforma del reclutamento messa a punto dal precedente Governo ma mai avviata per mancanza dei decreti attuativi attesi prima della scorsa estate, potrebbero esserci alcune importanti novità per quel che riguarda la strada per diventare docenti e per abbandonare la condizione di precari, alla luce di quanto sta emergendo dagli incontri tra ministero e sindacati di questi primi giorni dell’anno.

Le priorità

Tutto era rimasto in sospeso in virtù della mancata definizione delle caratteristiche dei percorsi universitari di abilitazione docenti da 60 Cfu. Il decreto attuativo avrebbe dovuto definire infatti durata, contenuti, costi ed eventuale accesso a numero chiuso a questi corsi, senza i quali tutto l’iter legato ai concorsi non ha potuto prendere il via.

In questi giorni però il confronto tra sindacati e ministero si sta concentrando maggiormente sulla questione dei precari, la cui stabilizzazione sta diventando una priorità per i sindacati che la considerano anche una cartina di tornasole delle reali intenzioni del nuovo ministero di dare un segno di discontinuità rispetto al recente passato.

La fase transitoria

Tra proposte e controproposte, ci sono punti di distacco e punti comuni, ma sta emergendo la volontà di attuare una fase transitoria per poter arrivare alle assunzioni di quanti più docenti possibili.

Secondo Orizzonte scuola il Ministero sarebbe orientato a proporre alla Commissione europea l’assunzione dei docenti dalle attuali graduatorie, con appositi percorsi formativi e prove. Questa sarebbe una soluzione per dare una risposta concreta agli standard richiesti per la selettività delle procedure.

Per il momento dunque niente concorsi straordinari, che lasciano scettici i sindacati anche in virtù delle tempistiche lunghe che richiedono per la loro attuazione. Sarebbe preferibile, per i sindacati nell’ottica di favorire i precari, attuare una procedura di reclutamento che permetterebbe di portare in cattedra un elevato numero di docenti mediante un percorso di formazione con prove.

Gli anni di servizio richiesti

Anche l’attuazione di questi percorsi, però, non appare di facile risoluzione considerato che si partirebbe praticamente da zero e la discussione per arrivare a un accordo e a una regolamentazione degli stessi richiederebbe comunque tempo.

Uno dei dubbi riguarda l’eventuale differenza tra il percorso per i posti comuni e quello per i posti di sostegno. Da capire poi se il percorso sarebbe ideato sia per i docenti di prima che di seconda fascia, e quanti anni di servizio sarebbero necessari come requisito.

Se davvero l’ipotesi dovesse prendere piede, si creerebbe insieme ai concorsi un doppio canale di reclutamento stabile per i prossimi anni, e non più una soluzione temporanea di emergenza, capace di risolvere in maniera consistente la problematica del precariato riducendo la supplentite.

Modifica della fase transitoria

Anief propone: “Si è arrivati alla definizione di una proposta comune tra parti sindacali e amministrazione per ottemperare all’esigenza di valorizzare l’esperienza prestata dai precari della scuola Italiana nella modifica della fase transitoria prevista dal PNRR senza tradirne il fine formativo e qualificativo. Si tratta di adeguare il sistema del doppio canale di reclutamento alla formazione universitaria prevista dalla riforma.

Sono infatti migliaia i precari abilitati e tanti di più quelli non abilitati e non specializzati che ogni giorno dalle GPS e dalle GAE sono chiamati come supplenti e lo Stato non può e non deve più perpetrare un abuso dei contratti a termine”.

Valorizzare l’esperienza

Uil commenta: “Rispetto all’ipotesi illustrata nel precedente incontro, che riguardava soprattutto un concorso riservato, il Capo di Gabinetto si è reso disponibile ad accogliere l’impianto generale proposto dalla nostra organizzazione, unitariamente alle altre organizzazioni, che riguarda invece la valorizzazione delle esperienze lavorative tenendo prioritariamente conto dei docenti che sono già presenti nelle attuali graduatorie per le supplenze. Restano però ancora diversi nodi da sciogliere con riferimento, ad esempio, alla tempistica e all’eventuale percorso che i docenti individuati dovranno svolgere ai fini di una definitiva immissione in ruolo”.