Economia & Fisco

Opzione uomo calcolo: pensione anticipata a 58-59 anni di età, con almeno 35 di contributi e ricalcolo dell’assegno tutto contributivo

Non si è ancora insediato il nuovo Governo di centrodestra di Giorgia Meloni ma già trapelano indiscrezioni sulle misure che intende intraprendere nel breve periodo sul tema pensioni. Uno degli aspetti più delicati, insieme al caro bollette, e che non può aspettare considerato che l’alternativa, dal prossimo anno, sarebbe il ritorno a gran parte delle misure che erano state introdotte dalla Legge Fornero.

Come funziona Opzione Uomo

In vista infatti della fine di Quota 100 e a fine 2022 anche di Quota 102, il futuro governo, guidato da Giorgia, Meloni, starebbe seriamente pensando di introdurre una nuova proposta pensionistica, denominata ‘Opzione Uomo’. Una proposta che consentirebbe una pensione anticipata a 58-59 anni di età, con almeno 35 di contributi e ricalcolo dell’assegno tutto contributivo. Insomma un istituto che ricalcherebbe in gran parte quanto già proposto da ‘Opzione Donna’.

Penalizzazioni importanti sull’assegno

E proprio come accade per Opzione Donna, si tratterebbe di un istituto non esente da penalizzazioni per coloro i quali lo adotterebbero, perchè comporterebbe una penalizzazione significativa sull’assegno pensionistico che il pensionato andrebbe a percepire che può arrivare al 30-40%.

Opzione Uomo sarebbe applicabile anche ai lavoratori del mondo della scuola. Se da un lato sarebbe una buona soluzione, perchè consentirebbe di andare in pensione prima dei 60 anni, dall’altro lato imporrebbe una penalizzazione eccessiva che andrebbe a colpire assegni già bassi in virtù di stipendi che non si possono definire ricchi.

La proposta dei sindacati

Per questo i sindacati studiano già controproposte. Come Anief: “Sulla possibilità che il nuovo governi introduca ‘Opzione uomo’ come risposta al pre-pensionamento tra i dipendenti che hanno lavorato una vita e non possono lasciare il servizio alle soglie dei 70 anni, Anief chiede rispetto per i lavoratori della scuola: svolgono una professione logorante, dovrebbero avere tutti la deroga come le forze armate. La verità è che chi ha tra i 35 anni e i 38 anni di contributi deve andare in pensione senza penalità: è una vera ingiustizia lasciare il lavoro vedendosi applicata una riduzione fino a 600 euro rispetto all’assegno che si prenderebbe a 67 anni”.