Scuola

Settimana corta a scuola per risparmio energetico: lezioni da 50 minuti, purchè non si penalizzino gli studenti

Riaprono i cancelli delle scuole italiane, e si parla di modifiche sostanziali agli orari di lezione, con la proposta della settimana corta a scuola finalizzata al risparmio energetico. L’autunno e soprattutto l’inverno preoccupano molto dal punto di vista de dispendio di energia elettrica e gas per soddisfare la necessità di illuminazione e riscaldamento.

Settimana corta e lezioni di 50 minuti

I prezzi dell’energia impongono scelte finalizzate al razionamento per provare a risparmiare il più possibile e in questo contesto l’introduzione della settimana corta potrebbe essere una soluzione praticabile. In alternativa, si pensa alla possibilità di ridurre le lezioni a 50 minuti.

Sono argomenti sul tavolo di ministero e sindacati, che dovranno prendere una decisione in un senso o nell’altro nelle prossime settimane. Sarà un argomento con cui si dovrà confrontare anche il prossimo governo e il prossimo ministero, non appena si sarà insediato. per il momento l’attuale ministro allontana la prospettiva: ”Noi in sede di Consiglio dei ministri non ne abbiamo mai parlato. Io considero la settimana corta importante se sta dentro un piano didattico e non come misura di risparmio energetico”.

Revisione nell’interesse della didattica

Sì dunque alla revisione degli orari, ma nell’interesse dei ragazzi e delle famiglie, non delle casse dello Stato.

“La scuola non si tira indietro, ma non bisogna partire da lei. L’intero Paese deve cambiare atteggiamento sul fronte ambientale. Le scuole nella loro autonomia possono parlarne, ma non in chiave di risparmio energetico”, ha ribadito.

Le proposte sono quelle di introdurre la “settimana corta” per risparmiare gas, sacrificando il sabato e spalmando l’orario scolastico sugli altri giorni. In alternativa introdurre le lezioni di 50 minuti.

Niente sacrifici alla scuola

Per lo Snals Confsal “la flessibilità didattica può e deve avere solo ragioni didattico-educative e in nessun caso può diventare uno strumento per ridurre i consumi di energia. È paradossale che dopo le assicurazioni ministeriali sulla didattica in presenza anche con casi positivi in classe, si prenda in considerazione la possibilità di far pagare alle scuole, agli alunni e al loro diritto all’apprendimento l’incapacità del governo di trovare soluzioni coraggiose per tagliare sprechi e inefficienze”.