Scuola

Aumento stipendio docenti: se i sindacati firmano un accordo che non soddisfa, docenti e Ata possono chiedere al datore di lavoro di non applicarlo

Il rinnovo del contratto scuola, soprattutto nella parte in cui dovrà definire l’aumento del contratto per il personale scolastico, docenti in primis, sta seguendo un iter particolarmente tortuoso. Il ministero dell’istruzione aveva proposto la firma in tempi brevi di un contratto ponte, con aumenti minimi ma in ogni caso a tre cifre (importi lordi) e garanzia del versamento del saldo degli arretrati per circa 3mila euro.

Niente accordo per fine agosto

L’accordo si sarebbe potuto firmare a fine agosto, in modo da regolarizzare la parte economica in tempo per l’avvio del nuovo anno scolastico. E soprattutto per fare in modo da archiviare questo contratto scaduto ormai da diversi anni e sedersi nuovamente al tavolo delle trattative per ridiscutere quello attuale, partendo da una base di partenza decisamente più solida.

Tra i sindacati, solo Anief sembrava deciso ad accettare questa proposta, quantomeno per sbloccare la trattativa e portare qualcosa di concreto ai lavoratori, una boccata di ossigeno in qualche modo utile a dare un segnale, anche pratico. Ma tutti gli altri sindacati si sono messi di traverso, decidendo di non accettare le proposte minime del ministero e rinviando tutto, nella speranza magari che con la Legge di Bilancio di fine anno possano essere inseriti nuovi fondi per rendere più corposi gli aumenti.

Rifiutare l’accordo sindacale

Questa situazione sta dividendo anche il mondo docente, tra chi è d’accordo con il tenere duro nei confronti del ministero e non accettare condizioni insoddisfacenti, e chi invece avrebbe voluto chiudere la trattativa per iniziare a vedere qualcosa di concreto in busta paga. Una situazione che pone il tema della rappresentanza sindacale, spesso lontana dal reale volere dei suoi rappresentati. Secondo Maria Rosa Pugnaghi, avvocata civilista e del lavoro del Foro di Modena nonché docente di Discipline giuridiche ed economiche, intervistata da Orizzonte Scuola, se il ministero chiude con i sindacati una trattativa peggiorativa, i lavoratori possono opporsi.

Il diritto dei lavoratori

Non solo: se un lavoratore non gradisse il contratto stipulato dalle organizzazioni sindacali, ma non dalla propria, il dipendente potrebbe chiedere e ottenere dal datore di lavoro, con una lettera, la disapplicazione del medesimo. Una extrema ratio che pochissimi conoscono e ancora meno, praticamente nessuno, fa valere, ma che comunque esiste. E che nasce dal fatto che insegnanti e personale Ata che non gradissero le clausole di un nuovo contratto collettivo appena stipulato, e che fossero magari peggiorative non solo sul piano economico e retributivo ma anche su quello normativo, potrebbero rivolgersi formalmente all’amministrazione per chiederne la disapplicazione.

Sindacati senza personalità giuridica

Bisogna tenere anche presente che per avere efficacia automatica erga omnes, i contratti collettivi devono essere sottoscritti dalle organizzazioni sindacali riconosciute e dotate di personalità giuridica. Cosa che non riguarda le organizzazioni sindacali, che non hanno mai chiesto il riconoscimento e dunque sono associazioni non riconosciute. Ma per prassi quelle storiche hanno ottenuto in ogni caso questo status di organizzazioni riconosciute, con potere e validità decisionale.