Scuola

Riforma reclutamento docenti: ecco il modo in cui il ministro Bianchi è convinto che trasformerà per sempre il mondo della scuola, ma la trattativa è in salita

La discussione sulla riforma del reclutamento non sarà di facile risoluzione, per almeno tre motivi: il primo è che i tempi sono abbastanza ristretti, considerato che si dovrà arrivare a un punto di incontro entro fine mese, e le parti al momento sono molto distanti, come dimostrano anche i tantissimi emendamenti presentati da sindacati e forze politiche ai punti cardine dello stesso.

Mancano i fondi per la formazione professionale

Il secondo punto è che il ministero non può contare al momento sui fondi che sarebbero necessari ad accontentare le richieste di forze politiche e sindacati: mantenimento della carta docente e promessa di non tagliare personale docente nei prossimi anni per finanziare gli incentivi legati alla formazione professionale che verrà rivoluzionata dalla riforma.

Il terzo punto è diretta conseguenza dei primi due, e cioè che giorno dopo giorno appare chiaro come la visione della scuola futura sia opposta da parte di ministero, sindacati e forze politiche, e dunque trovare un punto di incontro sarà tutt’altro che semplice. In tutto ciò, ci si mette anche la sovrapposizione del rinnovo del contratto scuola, che in molti punti va a contatto con la riforma del reclutamento, per quel che riguarda l’aumento degli stipendi e non solo.

Riduzione del personale docente

Il fatto che il ministro dell’Istruzione Bianchi, nelle settimane successive alla divulgazione del decreto che contiene i punto cardine della riforma così come immaginata da lui stesso, non abbia fatto passi indietro ma si sia detto convinto della assoluta bontà del progetto, certo non è un segnale positivo in ottica trattativa.

Il ministro insiste sulla denatalità che colpirà il nostro Paese nei prossimi anni, e che consente di pensare a una riduzione del personale docente. Una visione che non viene condivisa dai sindacati, convinti invece che questa potrebbe essere l’occasione giusta per smistare gli alunni su più classi, riducendo le classi pollaio e dando più valore alla professione insegnante e alla continuità didattica stabilizzando i precari e riducendo al minimo la supplentite.

400mila bambini in meno nei prossimi dieci anni

Bianchi ha più volte spiegato che “è prevista che ci sia una riduzione pesantissima dei bambini a scuola negli ultimi anni: addirittura un milione 400 mila bambini in dieci-undici anni per cui bisogna ragionare molto su come devono essere strutturate le scuole nel territorio in modo che vi sia una continuità di vita tra le scuole e il territorio”.