Scuola

Bonus 200 euro a chi spetta: restano fuori al momento docenti e ata precari, ma c’è ancora speranza grazie a un recente emendamento

Che speranze ci sono per docenti e ata precari di ottenere il bonus di 200 euro che il governo erogherà a tutti i lavoratori dipendenti e api pensionati (ma quasi sicuramente anche agli autonomi, anche se non si conoscono ancora le modalità) nel mese di luglio? Al momento tutti i lavoratori precari della scuola, proprio per la scelta del governo di erogare il bonus a luglio, risultano esclusi dal momento che il loro incarico termina il 30 giugno 2022.

Tentativo last minute

Si tratta di soggetti che, lo ricordiamo, beneficiando della Naspi solamente dal mese di luglio 2022 in poi, non otterranno neanche il bonus dall’Inps (rileva la Naspi solo di giugno). Ma le speranze non sono ancora del tutto tramontate, considerato che sindacati e forze politiche sono al lavoro per consentire loro di recuperare questo diritto: “Abbiamo presentato un emendamento al Decreto Aiuti per sanare il vulnus dell’articolo 32 che esclude dal riconoscimento dell’indennità una tantum di 200 euro il personale precario della scuola e Ata con contratti in scadenza”.

Lo dichiarano, in una nota, Manuel Tuzi, capogruppo M5S della commissione Cultura della Camera e la deputata pentastellata Margherita Del Sesto, prima firmataria dell’emendamento.

Pericolosi distinguo tra precari

“Come MoVimento vogliamo soprattutto salvaguardare il potere d’acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori – aggiungono gli esponenti M5S – e per tale motivo riteniamo questa modifica urgente”.

“Gli insegnanti con contratto a tempo determinato con scadenza a giugno percepiranno i sostegni al reddito ma non il bonus perché il requisito è il sostegno al reddito su quel mese oppure la busta paga. C’è, quindi, una criticità che va subito sanata, poiché crea ulteriori distinguo tra precari ed incide sulla qualità della vita”, concludono Tuzi e Del Sesto.

I beneficiari già sicuri del bonus

Il bonus una tantum voluto dal Governo, al momento riguarda circa la metà degli italiani, e cioè 31,5 milioni di cittadini, così divisi: 13,78 milioni di lavoratori dipendenti, 13,7 milioni di pensionati e 4 milioni di altri cittadini, tra cui 900mila percettori di Reddito di cittadinanza ma anche 750mila badanti e colf.

L’importo per dipendenti e pensionati verrà erogato una tantum con il cedolino della pensione o nella busta paga, come un aumento. Questo significa che non è richiesta alcuna procedura da parte degli aventi diritto. Richiesta che invece dovrebbe toccare ad autonomi e professionisti, che potranno contare su un fondo da 500 milioni di euro.