Scuola

Docenti precari: 200mila attualmente in servizio, mentre il ministero annuncia che si procede all’immissione in ruolo di 200mila insegnanti

La riforma del reclutamento continua a essere oggetto di acceso dibattito, con il ministero Bianchi che difende a spada tratta un provvedimento che non sembra invece convincere sindacati e forze politiche. La discussione resta viva, ma la sensazione è che alla fine la versione finale del testo non sarà troppo diversa da quella mostrata dal ministero come bozza.

I numeri del precariato

“I numeri non dovrebbero essere un’opinione neanche per il ministero. E, invece, ci riesce davvero difficile capacitarci su quelli che vengono comunicati da viale Trastevere. Per quanto riguarda i precari, per esempio, l’unico numero certo di cui disponiamo riguarda gli oltre 200mila attualmente in servizio, mentre il ministero annuncia che si starebbe apprestando all’immissione in ruolo di 200mila docenti”. E’ la protesta di Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti.

I fondi a disposizione

L’accento cade non soltanto sul numero di precari e di immissioni in ruolo, ma anche sulle cifre che girano attorno a un piano di investimenti che non sembrano sufficienti a garantire un rilancio della scuola: “Inoltre, si è parlato di 800 milioni del Pnrr che saranno investiti per la formazione di 650mila docenti entro il 2025, eppure negli articoli del decreto 36 riguardanti reclutamento e formazione risulta che dal Pnrr vengono prelevati soltanto 8 milioni per la Scuola di Alta Formazione e 17 per la scuola dell’infanzia e primaria. Tutti gli altri 740 milioni – sottolinea il coordinatore nazionale della Gilda – sono ricavati da tagli sulla card del docente e sugli organici”.

La formula del decreto legge

Una delle maggior critiche mosse dai sindacati al ministero ruotano attorno alla modalità scelta per il varo di una legge che, con il decreto, ha assunto i connotati di un’urgenza nella quale i sindacati non si rispecchiano: “Tra l’altro, ci domandiamo come si possa giustificare in questo caso il carattere di urgenza che contraddistingue lo strumento legislativo utilizzato, visto che ben poche risorse vengono attinte dal Pnrr per il reclutamento e la formazione, come dimostra l’analisi dei dati che la Gilda ha condotto. Analisi resa, per giunta, complessa dai numerosi rinvii ad altre norme, restando nella scia dell’uso italico di scrivere in un linguaggio ben poco comprensibile ai non addetti ai lavori”.