Scuola

Concorso scuola: non sarà più abilitante con la riforma del reclutamento

Una delle principali critiche mosse alla riforma del reclutamento docenti approvata con decreto dal Governo sta nel fatto che il concorso non avrà più valore abilitante, e che di conseguenza tutta la procedura per diventare docenti diventa, se possibile, ancora più complicata.

Non bastano 70mila assunzioni

Non convince nemmeno la rassicurazione del ministro Bianchi circa il fatto che questa riforma possa consentire l’assunzione di 70mila docenti entro il 2024, considerato che il numero attuale di precari attuali è di 200mila e che dunque anche nella più ottimistica delle previsioni non verrà risolto il problema nemmeno per un terzo del totale.

Realizzazione affidata a incompetenti

I sindacati sono sul piede di guerra e minacciano scioperi. Secondo la CUB SUR, il ministro non sta svolgendo un buon lavoro: “Egli non si cura del fatto che il suo governo ha imposto una procedura concorsuale semplificata e nozionistica, lui ne ha affidato la realizzazione a incompetenti i quali hanno farcito i quesiti di errori, di conseguenza si è fatto strage dei candidati e avviata l’ennesima stagione di ricorsi, alla fine non si coprirà nemmeno la metà dei posti disponibili messi a concorso”.

In merito alle 70.000 nuove assunzioni entro il 2024: “Tralasciamo il fatto che i precari oggi in servizio sono almeno 200.000 – argomenta il sindacato – e perciò le nuove immissioni in ruolo dovrebbero essere almeno il doppio di quanto promesso”.

Le critiche principali

Queste le critiche mosse da Cub Sur:

eccessiva durata del percorso formativo definito da Laurea magistrale, formazione iniziale abilitante (60 CFU, in parte di tirocinio, equivalenti ad un anno di università), concorso pubblico, anno di prova, valutazione finale dell’anno di prova;
ammesso che si rispetti la cadenza annuale dei concorsi, fatto di cui non si ha memoria, i più fortunati arriveranno ad un lavoro stabile ben oltre i 28 anni di età;
il concorso non sarà più abilitante e anche il percorso di specializzazione varrà di meno rispetto al passato poiché prima si era inseriti nel doppio canale di reclutamento mentre ora si dovrà per forza sostenere il concorso;
non si dice nulla sul percorso per la scuola primaria cui si accede con titolo di studio abilitante di per sé;
non sono risolte le difficoltà di coordinamento tra necessità dell’istruzione e offerta formativa delle università che, nel tempo, hanno inceppato prima le SISS, poi i TFA e infine le FIT;
non si pone fine al continuato e colpevole abuso dei contratti a termine, già sanzionato in sede europea.

Le soluzioni

Il sindacato chiede: concorsi affidabili; assumere su tutti i posti liberi in organico di fatto e di diritto; reintrodurre il doppio canale; definire un piano di assunzioni straordinario per i precari storici; restituire dignità alla professione docente rinnovando il CCNL, scaduto da 3 anni, con significativi aumenti salariali in paga base.