Scuola

Approvata la Riforma per abilitazione e assunzioni docenti: come cambia la scuola

Con buona pace dei sindacati e delle forze politiche che hanno espresso il proprio scetticismo, arriva l‘approvazione della riforma del reclutamento docenti, e non mancheranno le polemiche. La riforma costituisce una ventata di aria fresca per quel che riguarda reclutamento e formazione degli insegnanti, ma ci sono molti dubbi sulla sua efficacia.

Almeno 60 crediti formativi

La nuova riforma del reclutamento prevede un percorso universitario di formazione iniziale con almeno 60 crediti formativi, che si concluderanno con una prova finale abilitante, cui si potrà accedere anche durante i percorsi di laurea triennale e magistrale o della laurea magistrale a ciclo unico.

Solo allora si potrà accedere a un concorso pubblico nazionale, regionale o interregionale e un periodo di prova di un anno. I concorsi saranno accessibili anche per i precari con almeno 3 anni di servizio anche non continuativi, negli ultimi 5 anni.

70 mila immissioni in ruolo entro il 2024

Ora si aspetta che la riforma, che consentirà 70 mila immissioni in ruolo entro il 2024, venga pubblicata in Gazzetta Ufficiale.

Non è detto che la versione attuale sia quella definitiva, considerato che il testo del decreto, per diventare legge, dovrà passare il vaglio del Parlamento.

Al momento prevede due percorsi separati: uno dedicato alla formazione iniziale per i neolaureati e uno pensato per i precari con tre anni di servizio.

La procedura

Formazione iniziale, abilitazione e accesso all’insegnamento nella scuola secondaria sono così articolati:

  • Un percorso universitario abilitante di formazione iniziale (corrispondente ad almeno 60 crediti formativi), con prova finale
  • Un concorso pubblico nazionale con cadenza annuale
  • Un periodo di prova in servizio di un anno con valutazione conclusiva
  • Il percorso di formazione abilitante si potrà svolgere dopo la laurea oppure durante il percorso formativo in aggiunta ai crediti necessari per il conseguimento del proprio titolo. È previsto un periodo di tirocinio nelle scuole. Nella prova finale è compresa una lezione simulata, per testare, oltre alla conoscenza dei contenuti disciplinari, la capacità di insegnamento.

Concorsi annuali, ma come?

I concorsi, nelle intenzioni del Governo, avranno cadenza annuale. Al momento resta valida la formula dei quiz a crocette, tanto criticata nell’ultimo periodo. Ma in questo senso potrebbero arrivare novità.