Scuola

Mascherine in classe: verso l’addio dell’obbligo a breve

A breve potrebbe essere non più necessario indossare la mascherina a scuola. Una novità che sarebbe epocale se si pensa a quanto accaduto negli ultimi due anni, e se si pensa che solo pochi mesi fa si ragionava sulla necessità di lasciare addirittura chiuse le scuole dopo le feste di Natale per non rischiare una nuova impennata di contagi.

Contagi non incidono sulle ospedalizzazioni

Adesso che la pandemia sta dando tregua e i contagi, anche se ancora numerosi non incidono sulle ospedalizzazioni, si può ragionare addirittura su questo ulteriore allentamento di una delle misure minime di sicurezza rappresentate dalle mascherine in classe.

Il dibattito prosegue, e non c’è certezza sulle decisioni che verranno prese a breve. La responsabilità di rimuovere un obbligo strutturale come quello delle mascherine è delicata. Per il momento l’obbligo della mascherina a scuola resta. Ma la Rete Nazionale Scuola in presenza ha scritto al Governo per proporre la possibilità di eliminare l’obbligo, come già accaduto in molti Paesi europei.

L’esempio del resto dell’Europa

Infatti, “l’obbligo di utilizzo delle mascherine in ambito scolastico ad oggi vige solo in Portogallo e in Grecia mentre negli altri Paesi europei la mascherina a scuola è stata resa obbligatoria solo per periodi molto limitati, come ad esempio in Francia e in Belgio e addirittura non è mai stata utilizzata in posizione statica in Olanda, Svizzera, Austria, Svezia, Finlandia, Danimarca, Norvegia, Regno Unito e parte della Germania“, scrive la Rete Nazionale Scuola in presenza, i cui comitati sono composti da genitori e insegnanti. “In Spagna, la Catalogna ha eliminato l’obbligo dal 21 febbraio scorso“, aggiungono.

Secondo il gruppo, “il mantenimento dell’obbligo nelle aule italiane non risponde a criteri scientifici che invece hanno confortato i governi di altri paesi grazie ai numerosi studi internazionali in base ai quali l’utilizzo delle mascherine a scuola non è associato a una minore incidenza e trasmissione del virus“.

Esonero dell’obbligo di mascherina

Poi aggiungono: “paesi come il Regno Unito si sono preoccupati di commissionare ricerche per esaminare l’impatto negativo sui vari livelli di istruzione, misurandolo nel tempo. Nell’ultima pubblicazione si legge come molti bambini abbiano ritardi nello sviluppo sociale, emotivo e linguistico a causa della difficoltà di decodifica delle espressioni facciali impossibile per via dell’uso della mascherina negli adulti. – “Colpisce – fa sapere Stefania Montebelli la coordinatrice regionale Emilia Romagna della Rete – leggere sul sito del governo inglese che le capacità sociali e di costruzione dell’amicizia siano state influenzate negativamente, non tanto per la criticità in sé che riscontriamo anche nei nostri bambini e giovani, quanto per il fatto che esista un’attenzione profonda e concreta da parte delle istituzioni verso gli studenti che peraltro in Uk sono esonerati dall’obbligo della mascherina a differenza dei nostri”.

Aumento di disagi psicofisici

Secondo genitori e insegnanti, “dell’urgenza di normalità per contrastare il catastrofico aumento di disagi psicofisici, si sono accorti molto bene anche gli Stati Uniti che grazie a un pool di esperti di diverse discipline hanno messo a punto un toolkit Children, Covid and the urgency of normal destinato a genitori e insegnanti. Questa sorta di vademecum centra perfettamente l’obiettivo di supportare una strategia di cui in Italia si fa fatica a comprenderne la necessità. Altrove hanno dimostrato che l’uso prolungato di mascherine e del distanziamento, fanno aumentare la paura in bambini e giovani, favoriscono la percezione del pericolo, trasmettendo l’idea sbagliata che le scuole non siano sicure“.

Rischio ansia

“Se non ci sarà un cambio di passo anche in Italia, fanno sapere dai comitati, si continuerà ad esporre gli studenti al pericoloso rischio di disturbi dell’ansia, dell’alimentazione, del sonno, disturbi psichiatrici, autolesionismo e a ideazione suicidiaria, che è la causa più importante dell’incremento esponenziale dei ricoveri nei reparti di neuropsichiatria dove non ci sono spazi a sufficienza rispetto al fabbisogno esploso. In Emilia Romagna solo nel periodo marzo 2020 marzo 2021 le richieste di aiuto ai pronto soccorso hanno subito un incremento del +110% come emerge dal rapporto della Società Italiana di Pediatria”.