Scuola

60 cfu per insegnare: arriva la riforma, in attesa del doppio canale di reclutamento

Una volta andate in archivio le questioni più urgenti legate al ritorno in sicurezza a scuola, gli esami di maturità e i concorsi da varare, il ministero dell’istruzione guidato da Patrizio Bianchi dovrà affrontare il tema della riforma del reclutamento docenti. Strumento indispensabile per far fronte all’emergenza precariato che condiziona da anni la scuola italiana.

Arrivano i 60 cfu

Bianchi in questo senso parte in vantaggio, perchè ha dimostrato a più riprese di avere le idee molto chiare su come deve essere delineato il passaggio della formazione iniziale degli insegnanti. Il suo ideale di percorso è caratterizzato dall’ottenimento tramite 60 CFU (crediti universitari nel settore pedagogico) dell’abilitazione all’insegnamento. Di questi 24 dovranno essere ottenuti tramite tirocinio.

Sarà questo il prerequisito per poter accedere ai concorsi semplificati che avranno cadenza annuale, sulla falsa riga di quelli già avviati nel 2021 Concorso infanzia e primaria e Stem). Chi vince il concorso passa all’anno di formazione e prova, con valutazione finale. Infine scatta la conferma in ruolo.

I due segnali importanti

Questo non risolverebbe certo al questione precariato, che il ministero non può continuare a ignorare. I segnali in questo senso sono arrivati dal rinnovo delle assunzioni da Gps prima fascia per il sostegno e dalla conferma del nuovo concorso straordinario riservato ai supplenti con 3 annualità di servizio (entro il 15 giugno).

Ma non può bastare. Il senatore Mario Pittoni, responsabile del Dipartimento Istruzione della Lega e vicepresidente della commissione Cultura a Palazzo Madama, spiega “Nell’attuale legislatura succede che anche in piena crisi pandemica la stabilizzazione del corpo docente (fondamentale per la tenuta del sistema) passi da prove concorsuali che sembrano studiate apposta per non superarle, numeri palesemente insufficienti e tempi biblici”.

“Mentre qualsiasi proposta di buonsenso e in linea con la normativa europea come i percorsi formativi abilitanti all’insegnamento, è di fatto boicottata. Ho chiesto al ministro dell’Istruzione di farsi carico della questione. La qualità del servizio è un diritto degli studenti”, ha concluso il senatore.