Scuola

Scatti anzianità docenti precari: sentenza favorevole, si può fare ricorso per migliaia di euro

Ancora una sentenza che restituisce una parte di dignità ai docenti precari, sotto forma di riconoscimento economico per quanto non conferito in precedenza nonostante fosse dovuto. L’ennesima decisione di un tribunale che conferma come i docenti precari abbiano diritto ad avere in busta paga gli stessi scatti stipendiali dei colleghi di ruolo.

Risarcimenti di migliaia di euro

L’ultima sentenza in ordine di tempo è stata emanata dal tribunale del lavoro di Bari, che ha deciso di condannare il ministero dell’Istruzione al risarcimento di una somma di oltre 6 mila euro ad un insegnante che non si era vista riconoscere i periodi di servizio svolti come supplente, degli aumenti periodici previsti per i colleghi già stabilizzati.

La sentenza sancisce che il ministero dell’Istruzione deve risarcire i docenti precari, riconoscendo la “medesima progressione stipendiale prevista per i dipendenti a tempo indeterminato”. Ormai l’orientamento è consolidato anche in ambito europeo: basta ricordare che di recente il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa si è pronunciato sulla denuncia di Anief accolta dal Comitato europeo dei diritti sociali.

E’ sempre possibile ricorrere

Anief ricorda a docenti e Ata che è sempre possibile ricorrere al giudice del lavoro per ottenere il recupero degli scatti stipendiali del periodo pre-ruolo: il ricorso può essere presentato sia da lavoratori precari che da dipendenti già di ruolo.

Non solo: si può anche ricorrere in modo che venga riconosciuto il diritto all’integrale ricostruzione di carriera commisurata agli effettivi anni di servizio prestati con contratti a tempo determinato e per ottenere immediatamente il corretto inquadramento stipendiale.

Il calcolatore online

Anief mette a disposizione di tutti i dipendenti scolastici un Calcolatore online che gratuitamente, in pochissimi minuti, quantifica il recupero delle differenze retributive. Le somme da recuperare, attraverso il ricorso al giudice, variano in media da 1.000 a 40.000 euro, con punte di centinaia di migliaia di euro trattenuti dallo Stato.