Scuola

Università, Green pass anche per fare gli esami a distanza: è bufera

Il Green Pass scuola sta già creando molte polemiche e proteste, con in sindacati sul piede di guerra pronti a ricorsi per dimostrare l’illegittimità di una norma che ritengono discriminatoria. Ma il caso dell’Università di Trieste rischia davvero di rappresentare un precedente unico. Questa facoltà, infatti, ha deciso di chiedere il Green Pass anche a distanza, se si vogliono sostenere gli esami. E le polemiche impazzano, in rete e non solo, per quella che è stata giudicata come una decisione estrema, facendo finire il rettore al centro di una vera e propria bufera mediatica.

Green Pass anche da casa

Sono le regole stabilite dall’Ateneo per gli esami a distanza a partire dal prossimo ottobre. Non sono ancora in vigore a settembre. Ricordiamo che al contrario degli studenti della scuola, di qualunque grado, per gli studenti universitari c’è l’obbligo del Green Pass per sostenere gli esami in presenza. Ma l’Ateneo di Trieste va oltre, e ha deciso che «in tutti i casi, sia che gli esami siano svolti in presenza o da remoto, gli studenti sono tenuti al possesso della certificazione o di analogo documento previsto dal presente protocollo».

Insomma se non si è vaccinati, e quindi non si possiede il Green Pass, non si può sostenere l’esame nemmeno chiusi nella propria stanza a centinaia di chilometri di distanza dall’Università. La logica dell’Università è che si fa tutto in presenza. E quindi l’unico motivo per fare gli esami a distanza è essere soggetto alle norme anti-Covid. Quindi se sei a casa perchè non ti vuoi vaccinare, non hai diritto a sostenere l’esame.

Le ragioni del rettore

«Le nostre regole sono state mal interpretate — spiega il rettore Roberto Di Lenarda, medico —. Abbiamo sempre scelto la strada della massima prudenza in questo anno e mezzo. E infatti siamo una delle Università che ha tenuto aperto di più. Abbiamo avuto soltanto 3 casi tra gli studenti dentro l’Ateneo. Per questo abbiamo deciso di preparare il nostro protocollo per l’autunno per tempo, anche se siamo ancora in attesa che il decreto del 6 agosto venga spiegato e specificato da un dpcm che non arriverà purtroppo prima della conversione in legge, il mese prossimo».

Quindi l’Università di Trieste ha deciso di collegare l’obbligo di green pass ai propri dati di studente. Quindi tramite il Green Pass si prenota il posto in aula, gli esami, la biblioteca e anche per fare gli esami a distanza, consentiti solo in virtù di restrizioni legate all’emergenza sanitaria. «Noi non possiamo far finta che non esista l’obbligo per gli studenti universitari di avere il green pass: l’obbligo serve per spingere gli studenti a vaccinarsi, non per garantire ai no vax di stare a casa e fare gli esami a distanza, che sappiamo, ci hanno salvato lo scorso anno ma non sono la stessa cosa degli esami in presenza. Sarebbe stato più facile abolirli del tutto, li abbiamo mantenuti, ma soltanto per chi veramente non può venire in Ateneo».

Però valgono le autocertificazioni

Il paradosso è che al contrario delle scuole, qui è consentita l’autocertificazione: «Non riusciamo a controllare migliaia di persone ogni giorno. Faremo invece controlli sui professori all’ingresso, visto che il 90 per cento è vaccinato e altri hanno il green pass per pregressa malattia. Si tratta di verificare una quarantina di situazioni, al massimo su 700 persone».