Scuola

Didattica a distanza: non ancora ma quasi

Didattica a distanza: questa conosciuta e odiata, da professori, ragazzi e forse soprattutto genitori. Il collegamento tra aumento dei contagi e riapertura delle scuole era prevedibile e preventivato. Se la salvaguardia della didattica sembra essere una priorità del governo, allo stesso tempo non si può voltare la testa dall’altra parte considerando quanto ciò sta costando in termini di contagi. I ragazzi portano il virus, involontariamente, nelle loro famiglie e il virus trova terreno fertile, arrivando fino a nonni e soggetti fragili che devono poi fare i conti con ospedalizzazioni, nella migliore delle ipotesi, e terapie intensive.

Didattica a distanza: non ancora ma quasi

Si torna così a parlare di didattica a distanza, mal digerito rimedio e tiepido compromesso tra istruzione e sicurezza. In alcuni istituti già si sta assistendo a questo estremo rimedio. Il male non è ancora estremo, ma lo scopo e fare in modo che non lo diventi. Le classi che superano il numero minimo di sicurezza, devono lasciare a rotazione alcuni alunni a casa. La prospettiva è quella di evitare che a casa stiano tutti. Anche perchè ci sono fasce di età che per stare a casa costringerebbero tra le quattro mura almeno un genitore. Che vorrebbe e dovrebbe invece andare a lavorare.

Senza arrivare al merito della questione, tra mancanza di socializzazione, facile distrazione e difficoltà a mantenere gli stessi standard di efficacia davanti a un monitor.

Al momento, gli studenti che risultano positivi, alla data del 3 ottobre, sono 2.348, ovvero lo 0,037%; il personale non docente che risulta positivo è pari allo 0,079%, quindi 144 casi; il personale docente che risulta positivo è lo 0,059%, cioè 402 casi. Come detto però il problema è anche rappresentato dallo strumento di diffusione che i protagonisti della scuola costituiscono. Al momento non si parla di didattica a distanza, ma se i numeri dovessero continuare a crescere, soprattutto in termini di ospedalizzazioni e soprattutto aumento delle terapie intensive, nel poco preparato Sud, sarà una locuzione che tornerà tristemente di moda.