Non sono evidentemente stati sufficienti gli interventi degli ultimi mesi da parte del ministero per porre rimedio a una problematica ormai tristemente nota nel sistema scolastico italiano, ovvero il ritardo nei pagamenti dei supplenti, in particolare dei docenti impegnati nelle supplenze brevi. Anche in concomitanza con l’inizio del nuovo anno scolastico si stanno accumulando ritardi in tal senso, e il risultato è che dopo due mesi di lavoro migliaia di precari sono ancora senza stipendio.
La retribuzione del servizio svolto
Una criticità che si ripresenta uguale di anno in anno e che mette in evidenza l’inadeguatezza degli interventi del ministero per snellire la procedura burocratica troppo farraginosa che impedisce di erogare con regolarità gli stipendi a questa categoria di docenti, già penalizzata dal fatto di non avere un contratto a tempo indeterminato. Al danno rappresentato dalla loro precarietà, si aggiunge la beffa di non poter nemmeno contare sulla regolarità dei pagamenti.
Evidentemente il sistema di gestione dei contratti e delle risorse per il personale precario è ancora inadeguato e i sindacati temono che sia al collasso. Il paradosso è quello di dover chiedere, come fosse un evento eccezionale, il pagamento di un diritto elementare come quello della retribuzione per il lavoro svolto.
Potenziare gli organici delle Ragionerie territoriali
Da cosa dipende? C’è incertezza anche su questo fronte: non è chiaro se dipenda dalle segreterie scolastiche, in ritardo nei pagamenti degli stipendi del personale docente e ATA relativi al mese di settembre. Ma secondo Anief, le segreterie scolastiche, una volta caricato il contratto e ottenuta la firma del dirigente scolastico, trasmettono con celerità i dati al MEF.
Il sindacato lancia un appello al ministero affinché vengano sbloccati i pagamenti, potenziando gli organici delle Ragionerie territoriali e digitalizzando le procedure di trasmissione dei contratti. “Serve un sistema di pagamento più rapido e trasparente che non costringa il personale a vivere nell’incertezza o a chiedere prestiti per sopravvivere. È una questione di dignità e di rispetto per chi tiene in piedi la scuola italiana”.