I 150 euro lordi di aumento, in media, per i docenti non bastano. Ancor meno i soli 10 euro aggiuntivi derivanti da economie interne al sistema scolastico. Lo sottolinea Anief nei giorni in cui riprende la trattativa per il rinnovo del contratto scuola, che ruota in maniera decisiva attorno all’aumento delle retribuzioni per il personale scolastico. I dati sono evidenti se analizzati alla luce delle analisi Ocse, in base alle quali negli ultimi dieci anni le retribuzioni degli insegnanti sono diminuite del 4,4% e restano inferiori del 33% rispetto ad altri lavoratori.
I buoni pasto
Il presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico, avverte il ministero in vista della riapertura delle trattative per il rinnovo del contratto scuola. La richiesta riguarda anche l’introduzione dei buoni pasto per tutto il personale scolastico, aspetto della trattativa che risulterà particolarmente difficile alla luce del budget richiesto per questo genere di intervento.
Per ottenere un aumento indiretto dgli stipendi Anief punta anche alla detassazione degli stipendi e all’introduzione di un credito d’imposta per i lavoratori fuori sede.
Tornando ai dati Ocse, negli ultimi dieci anni gli stipendi degli insegnanti hanno registrato un calo del 4,4% in termini reali, arrivando al 33% in meno rispetto ai dipendenti a tempo pieno. L’organizzazione internazionale sottolinea la necessità di soluzioni innovative per rendere più attrattiva la professione docente.
Va peggio al Personale Ata
Questo rende insufficiente l’aumento di circa 150 euro lordi per i docenti come previsto dalla trattativa sul rinnovo del contratto scuola. Cifra che non viene nobilitata nemmeno dai 10 euro aggiuntivi proposti dal ministero nelle ultime settimane, una tantum.
Non va meglio al personale Ata, anzi, con aumenti pari ad almeno il 30% in meno rispetto agli insegnanti.
Oltre ai buoni pasto, Anief punta all’indennità di trasferta e a una specifica indennità per le figure di sistema. Sono tutte proposte già inserite negli emendamenti al recente decreto scuola approvato dal Consiglio dei Ministri.
Per non ricadere nella stessa situazione periodicamente, Anief chiede la revisione della tabella degli scatti stipendiali, in modo che si preveda il primo scatto a tre anni, poi uno ogni quadriennio fino al pensionamento.