Riscatto laurea a 900 euro l’anno in Parlamento: docenti uomini in pensione con 37 anni di contributi, donne con 36

Procede l’iter legislativo del disegno di legge che potrebbe consentire di riscattare la laurea a prezzi agevolati, invogliando chi ha anni di università alle spalle di capitalizzarli anticipando l’uscita dal mondo del lavoro. Una possibilità che esiste già oggi, ma a costi spesso proibitivi.

Soli 900 euro l’anno di riscatto

Il riscatto agevolato della laurea è contenuto all’interno del disegno di legge 1413/2025, approdato ora alle commissioni parlamentari. E’ una proposta della senatrice Carmela Bucalo, esponente di Fratelli d’Italia. La nuova legge consentirebbe ai docenti di riscattare la laurea a circa 900 euro per anno accademico. Una riduzione drastica rispetto alle cifre attuali, che si attestano in media a circa 6.076 euro.

Che la questione sia particolarmente sentita da parte dei docenti laureati lo testimonia il fatto che la legge è approdata in parlamento grazie alle quasi 120.000 firme attraverso una petizione popolare.

Alla base, c’è la convinzione che il lavoro di docente sia particolarmente impegnativo e stressante, e che non si possano “costringere” gli insegnanti a restare in cattedra fino a 67 anni, come avviene ora, senza un elevato rischio di burnout.

Le cifre attuali

Se la legge fosse approvata, consentirebbe a 1,2 milioni di lavoratori tra docenti, dirigenti scolastici, personale Ata e ricercatori, di poter accedere all’agevolazione.

Come si arriverebbe a richiedere soli 900 euro l’anno per riscattare gli anni universitari a fini previdenziali? Applicando un’aliquota agevolata del 5% che consentirebbe di dire addio, in base ai dati Inps, all’obbligo di spesa di oltre 30.000 euro attuale. Cifra che pochi dipendenti scolastici possono investire nonostante te l’importanza dell’uscita anticipata dal mondo del lavoro.

Le tempistiche

La nuova legge consentirebbe a chi ha conseguito una laurea magistrale quinquennale di riscattare con soli 4.500 euro il percorso di studi, ottenendo la pensione anticipata a 60 anni. Gli uomini potrebbero andare in pensione dopo 37 anni di contributi, le donne dopo 36. Questo, se adeguatamente sfruttato dal ministero, consentirebbe poi un maggiore ricambio generazionale dando più spazio ai giovani aspiranti docenti.

La proposta è in attesa di calendarizzazione in Commissione. Dovrebbe essere discussa entro fine marzo. L’accesso alla pensione a 61 anni non prevederebbe penalizzazioni sull’assegno previdenziale.