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Organico aggiuntivo Ata collaboratore scolastico: per i contratti di 60 giorni proroga fino al 2026

La notizia del ripristino dell’ex organico covid sottoforma di organico aggiuntivo ata è sicuramente accolta con favore da scuole e diretti interessati, ma i sindacati pongono l’accento sul dato numerico che caratterizza questa integrazione di personale e che è meno ottimistica di quel che sembra.

Contratto di soli 60 giorni

L’organico aggiuntivo ata entrerà in servizio dal prossimo mese di novembre grazie ai 62 milioni di euro stanziati dal Governo per assumere nelle scuole. Contratti che coinvolgeranno circa 8 mila supplenti inseriti nelle graduatorie d’Istituto relative al personale Ata.

I numeri non convincono Anief, che sottolinea come si tratti di 6 mila collaboratori scolastici e 2 mila tra assistenti amministrativi e tecnici che dovrebbero prendere servizio. Il problema è che attualmente questo servizio sarebbe di soli 60 giorni, considerato che l’organico aggiuntivo ata non verrà contrattualizzato prima del mese di novembre e che al momento i fondi sono sufficienti solo a coprire rapporti di lavoro con scadenza fine dicembre.

Serve raddoppiare il personale

La media delle assunzioni, inoltre, porta al calcolo di una sola figura professionale aggiuntiva per scuola autonoma. Il che, unito ai soli due mesi di contratto, rende l’integrazione insufficiente considerato che lo scopo è supportare le scuole nel realizzare i progetti del Pnrr che durano almeno tre anni. Il sindacato chiede che venga assunto almeno il doppio del personale e che i contratti scadano a fine 2026. In questo senso la Legge di Bilancio potrà portare novità interessanti.

Estensione contratti fino al 2026

“È indispensabile – continua Pacifico di Anief – prevedere l’estensione degli 8 mila contratti fino a fine 2026: certamente le esigenze delle scuole per il contrasto alla dispersione scolastica e alla povertà educativa non cesseranno con la fine dell’anno. Infine, va rilevato che le scuole destinatarie dei finanziamenti sono state individuate con i criteri dell’Invalsi: Anief ritiene che questi criteri non consentano di analizzare la complessità delle situazioni legate alla dispersione scolastica e rendano necessario un attento monitoraggio di come questi fondi verranno distribuiti”.

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