Scuola

Reggenze dirigenti scolastici normativa: non basta il concorso per risolvere un problema strutturale

Si torna a parlare del tema della normativa delle reggenze dei dirigenti scolastici, un argomento spinoso che diventa ancora più attuale in un momento in cui il ruolo del preside è oggetto di discussione per quel che concerne la durata degli incarichi nella stessa scuola.

In attesa del concorso scuola

Il tutto in attesa del prossimo concorso, di cui si attende il bando ma he di fatto è stato già ufficializzato dal ministero. Mancano solo date ufficiali e modalità di presentazione delle domande. Il tema delle reggenze riguarda l’assegnazione di un dirigente scolastico a più istituti scolastici contemporaneamente. Le reggenze calano dopo ogni concorso per poi risalire.

Una questione che attiene le difficoltà dell’amministrazione e della didattica. La legge di bilancio 2023 potrebbe intervenire in tal senso. La normativa in questo momento preveda una soluzione della questione dell’assenza di un preside in un istituto che non può essere quella ottimale.

Perchè le reggenze

La questione delle reggenze è iniziata da quando fu soppresso l’istituto dell’incarico di presidenza con cui si coprivano i posti di funzione dirigenziale vacanti in organico. Questo costrinse gli istituti senza un dirigente titolare ad accettare un reggente, dirigente titolare di un’altra scuola con funzioni con incarico annuale.

In Italia, riguarda tutte le scuole con meno di 500 studenti.

La legge di bilancio 2023 potrebbe risolvere la questione, con il previsto taglio calcolato di sedi e organico che avranno effetto principalmente a partire dal 2024/2025.

La riforma

La sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti spiega che “Il sistema introdotto dalla riforma si prefigge di ottenere un abbattimento delle reggenze attribuite ai dirigenti scolastici e della consuetudine di condividere tra più scuole i direttori dei servizi generali e amministrativi, nonché il miglioramento dell’efficienza amministrativa e gestionale. Va da sé che – come espressamente previsto dal PNRR – la programmazione del numero delle autonomie scolastiche non potrà non tener conto dell’andamento anagrafico della popolazione studentesca, che, al momento, soffre di una previsione di decremento su base decennale“.