Scuola

Abilitazione docenti: per diventare insegnanti ci vorranno 5 esami

La protesta dei sindacati si fa sempre più concreta con lo sciopero che ha lo scopo di mobilitare il mondo della scuola contro la riforma del reclutamento docenti. In attesa dello sciopero generale che arriverà tra fine maggio e inizio giugno, la scuola è scesa in piazza per protestare contro la nuova riforma firmata dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi.

Meccanismo farraginoso per diventare insegnanti

In prima linea il sindacato Anief, il primo a protestare in maniera concreta contro un meccanismo che porterà pochi benefici, stando a quanto ha dichiarato a Orizzonte Scuola il Presidente nazionale Marcello Pacifico:

“Occorre semplificare la procedura per entrare in ruolo. La riforma, attualmente, prevede 5 esami prima di diventare insegnante di scuola. Per diventare professore universitario ne bastano due. Non bisogna dimenticare la questione del precariato, un concorso da 30mila posti non risolve la situazione”.

Poi avverte: “Se la riforma rimane così sarà difficile firmare il rinnovo del contratto scuola. Tutti i sindacati si stanno mobilitando, se non ci saranno cambiamenti la strada è in salita”.

Tagli al personale e agli stipendi

“La riforma del reclutamento è sbagliata e deve cambiare: allunga i tempi per diventare insegnanti, con cinque procedure per fare il docente a scuola, mentre ai professori universitari ne bastano due. Porta tagli per 12.500 insegnanti e in pochi anni riduce alla metà la card docente: tra 10 anni ciascuno dei 700mila docenti di ruolo avranno perso 2.500 euro. Inoltre, i soldi non andranno a chi lavora in aula, che viene invece punito, ma a chi si formerà fuori le classi. Nei fatti, per dare circa 2-3mila euro lordi ad un docente su tre, si tolgono i fondi per l’aggiornamento di tutti gli altri. Non si considera minimamente il personale Ata e si va addirittura ad incentivare chi non partecipa alla mobilità, andando a ledere il diritto alla famiglia”.

Canali riservati per accedere al ruolo

“In questo decreto – ha detto Pacifico – i precari non sono considerati, perché si mettono in ruolo 30mila docenti l’anno, a fronte di 200mila posti vacanti. Come non ci sono canali riservati per entrare in ruolo. Siamo d’accordo con la specializzazione di chi non è abilitato, ma non possiamo accettare che chi insegna da tanti anni venga lasciato fuori, se non ignorato. Ancora di più perché l’Europa ci chiede soluzioni sulla loro stabilizzazione, soprattutto dopo le denunce dell’Anief anche alla Corte di giustizia europea”. Il leader dell’Anief ha detto che “oggi è l’inizio della battaglia, perché la protesta non si fermerà fino a quando il decreto non cambierà consistenza. Siamo pronti a partecipare ad eventuali altri scioperi in arrivo”, ha concluso il presidente del giovane sindacato.