Scuola

Rinnovo contratto docenti: le cifre saranno inferiori alle promesse e nemmeno per tutti

La riforma della formazione docenti sta mettendo in stand by tutto il resto, compreso l’attesissimo rinnovo del contratto scuola. I due aspetti della scuola del futuro sono però in realtà strettamente connessi, e nel nuovo criticato decreto legge pubblicato in Gazzetta Ufficiale, si parla anche del rinnovo del prossimo contratto scuola. Un contratto che anche quando vedrà la luce già scaduto, facendo riferimento al triennio finito nel 2021.

Meno aumenti e non per tutti

Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola, ad Orizzonte Scuola spiega le criticità della situazione, facendo riferimento alle cifre sulle quali sindacati e ministero avevano trovato un accordo per il rinnovo, e che non erano certo all’altezza delle aspettative ma un risultato minimo raggiunto concedendo le famose “tre cifre” sull’aumento lordo: “Addirittura quelle cifre stanno diminuendo e non saranno per tutti. Il contratto è fermo da tre anni pertanto, chiedere una condivisione ai sindacati è impossibile, allo stato attuale. Ora abbiamo capito perchè non c’è soluzione per i precari e il nuovo decreto sul reclutamento lo mostra chiaramente: mancano i soldi. A questo punto, io dico che si deve decidere: lo Stato deve investire sulle armi o sulla scuola?”.

Formazione strutturata in modo inaccettabile

A far discutere, in un momento in cui si aspetta il rinnovo del contratto scuola e gli aumenti in busta paga, il principio della formazione retribuita con incentivi legati al completamento di alcuni corsi di formazione: “E’ stato utilizzato il principio della formazione come cavallo di troia per cambiare la scuola. La formazione fatta e decisa da professionisti della formazione è una cosa. Ma una scuola di Alta Formazione, che dovrebbe formare delle persone che per mestiere fanno i formatori, posta in questi termini mi sembra un indottrinamento. Ci riporta al periodo del ventennio fascista in cui qualcuno controllava la scuola. Avevamo introdotto la scuola della democrazia e adesso con il Governo Draghi torniamo a quell’epoca, senza dibattito parlamentare. E ovviamente, senza ascolto sindacale. Se le forze politiche hanno ancora a cuore il destino battano un colpo. Nessuno ha mai rifiutato la formazione, ma così è inaccettabile. Siamo passati dalla dedizione alla fedeltà, e controllata ogni tre anni da chi non sappiamo ancora. La scuola non ha bisogno di questa burocrazia”.