Scuola

Riforma reclutamento: non servirà ad assumere giovani insegnanti né a stabilizzare precari

Non è una riforma del reclutamento docenti che va incontro a giovani e precari. Le critiche mosse al nuovo sistema che porta in cattedra gli insegnanti sta ricevendo critiche da più parti. Da forze politiche, esponenti e sindacati. Tra i più critici c’è sicuramente Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, nel corso di un’intervista ad Orizzonte Scuola.

Un sistema che non convince

Secondo il leader dalla parte dei docenti, con il nuovo sistema di reclutamento proposto pochi giorni fa dal ministro Patrizio Bianchi si va incontro a un meccanismo che “tradisce i giovani e i precari e allunga i tempi”. Con questa proposta, “si pensa di soddisfare le richieste della Commissione europea ma in realtà non tiene conto né della giurisprudenza che si è formata in tema di reclutamento dei precari della scuola italiana, né della raccomandazione del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa”.

Percorso più complicato

Secondo Pacifico è bene tenere presente che “a differenza del passato, quando per diventare insegnanti o si superava un concorso o si conseguiva l’abilitazione e si entrava nelle Gae e quindi si entrava nei ruoli, con il nuovo sistema i tempi si allungano e le procedure si complicano: bisogna fare un concorso, più un’abilitazione, più, per ciò che riguarda i giovani, un anno di specializzazione universitaria con tirocinio. Tutto ciò, dopo l’esperienza degli ultimi anni: persino i concorsi semplificati non hanno raggiunto l’obiettivo di stabilizzare tutti i concorrenti. L’obiettivo che raggiungerà il governo sarà nullo: non riuscirà né ad assumere i giovani insegnanti, né a stabilizzare i precari.

Serviranno nuovi incontri

Per questo la trattativa che porterà al varo definitivo della nuova riforma di reclutamento sarà ancora lunga e tortuosa. Il presidente Anief ha ricordato che già giovedì scorso, nella riunione del tavolo permanente del partenariato, a Palazzo Chigi, al ministro Messa ha “chiesto di fare nuovi incontri anche con lei, visto che il tema della formazione iniziale riguarda anche l’università, stralciando questa ipotesi e sedendoci al tavolo per discutere nuove ipotesi”. Per arrivare a un punto comune il ministero ha tutti gli elementi utili: le richieste del sindacato sono chiare. La palla passa adesso al Governo.