Scuola

Pensione scuola 2022: fino a 600€ in meno al mese con le regole attuali

Il ricambio generazionale per il mondo della scuola sarebbe un beneficio sia per chi dovrebbe avere l’opportunità di andare in pensione dopo anni di lavoro molto faticoso tra i banchi di scuola, sia per dare ai giovani l’opportunità di iniziare la loro carriera e di iniziare a fare esperienza.

Decurtazioni sull’assegno mensile

Purtroppo l’accesso alla pensione è ancora molto difficoltoso in Italia, e quando viene incentivato, viene fatto in cambio di un caro prezzo in termini economici, con decurtazioni sull’assegno mensile che vanificano di fatto gran parte dei contributi faticosamente versati nel corso di una vita.

Lo dimostrano i numeri: “Quest’anno saranno troppo pochi gli insegnanti che usciranno della scuola per andare in pensione”. Sono solo 24.531 i docenti che hanno presentato domanda di pensionamento. L’abolizione di Quota 100, solo parzialmente compensato con Quota 102, peraltro transitoria perché in vigore un solo anno, ha costretto molti insegnanti a rimandare l’appuntamento con la pensione. Un problema che non riguarda solo i docenti ma tutto il mondo della scuola, considerato che anche gli Ata che dal prossimo 1° settembre lasceranno il servizio saranno una quota limitata, meno di 10mila.

500-600 euro al mese in meno

Un altro provvedimento che potrebbe essere di grande aiuto, sarebbe quello di dare la possibilità ai docenti di accedere al riscatto gratuito della laurea. Il sindacato prende le distanze invece dalla soluzione prospettata dal Governo di approvare dal 2023 ‘Opzione per tutti’. Un istituto che come la pensione anticipata ‘Opzione Donna’ sottrae dall’assegno pensionistico fino al 35-40% che corrispondono a 500-600 euro al mese rispetto all’assegno cui si avrebbe diritto.

35 anni di contributi versati

“Il problema – ha detto Pacifico a Italia Stampa – è che nella scuola non è stato ancora riconosciuto quel burnout che invece gli studi clinici evidenziano da tempo”. Senza dimenticare che “sarebbe giusto svecchiare la classe insegnante italiana, tra le più vecchie al mondo, andando a consentire, dopo 35 anni di contributi versati, di poter andare in pensione senza penalizzazioni”.

Una soluzione chiesta dal sindacato Anief è quella di consentire l’uscita a 63 anni per tutti i dipendenti della scuola, includendoli nell’elenco delle professioni gravose che meritano l’anticipo senza tagli all’assegno di pensione. Non va trascurato che l’incidenza tumorale a fine carriera risulta infatti molto più alta rispetto ad altri comparti pubblici e privati.