Scuola

Abilitazione insegnamento: 70.000 docenti in cattedra entro il 2024

Il 2022 sarà l’anno dell’attesa riforma del reclutamento docenti. Cambierà definitivamente il modo di ottenere l’abilitazione all’insegnamento, di accedere ai concorsi e cambieranno i concorsi stessi, che saranno semplificati e con cadenza annuale. Il tutto è però ancora in alto mare. Sai per la complessità degli elementi da mettere a punto prima di varare una riforma così complessa, convincendo i sindacati della sua bontà, sia per il momento di transizione a livello politico che la nomina del presidente della repubblica comporta.

Modifica della formazione iniziale docenti

L’incertezza attorno al nome che verrà eletto al Quirinale e la conseguente instabilità del Governo Draghi (uno dei papabili per il Colle) non agevola certo il varo di una riforma che rivoluzionerà l’attuale sistema di reclutamento dei docenti. Il filo conduttore è la modifica della formazione iniziale docenti e della formazione nel corso della carriera.

La riforma punta alla revisione dell’attuale sistema di reclutamento dei docenti, legato ad un ripensamento della loro formazione iniziale e lungo l’intera carriera.

Miglioramento della qualità dei percorsi educativi

Il ministro Bianchi, illustrando i suoi obiettivi, ha più volte parlato di un miglioramento della qualità dei percorsi educativi, finalizzati a ottimizzare i percorsi didattici da offrire agli studenti. Senza dimenticare la priorità, e cioè coprire con regolarità e stabilità le cattedre disponibili con insegnanti di ruolo.

Bianchi punta su formazione e sperimentazione con metodologie innovative finalizzate a mettere in campo un processo di selezione basato sia sul livello di conoscenza che sui metodi didattici acquisiti e sulla capacità di relazionarsi con la comunità educativa.

70.000 docenti entro il 2024

La riforma consentirà il reclutamento, da attuare mediante il nuovo sistema, di 70.000 docenti entro il 2024.

Come detto però tutto è in pausa fino al 24 gennaio, quando inizieranno le votazioni per il successore di Mattarella. Se Mario Draghi fosse eletto il nuovo presidente della Repubblica, si dovrebbe di fatto ricominciare tutto o quasi, perchè la sensazione è che Bianchi non resterebbe al suo posto e bisognerebbe confrontarsi con le idee del nuovo ministro dell’Istruzione.