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Proroga contratti Covid Ata fino al 30 giugno 2022: 2.115,65 euro per ogni contratto

Il Governo stanzia 100 milioni tramite la manovra destinati alla proroga dei contratti a tempo determinato del personale Ata che rientrano nell’organico Covid. E’ stato infatti approvato l’apposito emendamento del governo alla manovra depositato in commissione Bilancio del Senato. Evidente la disparità di fondi destinati all’organico Covid Ata rispetto a quello docenti, per i quali sono stati stanziati 300 milioni già nel Ddl di bilancio.

La relazione tecnica non lascia scampo

Una notizia buona a metà, perchè se da un lato migliaia di appartenenti al personale amministrativo e tecnico che rientra nell’organico Covid potranno beneficiare della proroga del contratto, dall’altro sindacati, diretti interessati e presidi auspicavano il rinnovo del 100% del contingente fino a giugno 2022.

E invece i fondi stanziati, in base alla relazione tecnica allegata all’emendamento, basteranno a garantire tra gennaio a giugno 2022 solo 7800 contratti circa a tempo determinato per i collaboratori scolastici, in base al costo medio mensile lordo di circa 2.115,65 euro per ogni contratto. Come detto questi 100 milioni vanno ad aggiungersi ai 300 milioni previsti sin dall’inizio nel disegno di legge di bilancio, utili a prolungare 18mila contratti dei docenti appartenenti all’organico Ata. Il totale dei beneficiari della proroga arriva dunque a 25mila. Ma molti resteranno a casa.

Un dramma per chi viene licenziato, ma anche per i presidi

Resta anche da affrontare il tema della scelta di chi saranno i beneficiari della proroga. Una possibilità è che possano essere gli stessi dirigenti scolastici a scegliere chi beneficerà della proroga fino a giugno 2022. Una scelta difficile e dolorosa sia dal punto di vista umano, che dal punto di vista strettamente funzionale alle necessità delle scuole.

Perchè nei giorni scorsi, quando era ancora in dubbio al proroga dei contratti Covid Ata, molti docenti avevano protestato contro un mancato provvedimento che da gennaio rischiava di mettere seriamente in difficoltà le scuole, soprattutto quelle in cui si svolge il tempo pieno.