Niente tfa terzo ciclo, dal 2018 fase transitoria 62500 abilitati tfa pas

Il Ministero prepara una riforma che cancella il TFA e introduce un nuovo tirocinio triennale abilitante, con accesso tramite concorso pubblico.

Verso un nuovo sistema di formazione docenti

Una svolta decisiva si profila all’orizzonte per gli aspiranti insegnanti italiani. Il Ministero dell’Istruzione è al lavoro su un progetto di riforma che supererà definitivamente il modello del TFA (Tirocinio Formativo Attivo), sostituendolo con un nuovo percorso di formazione iniziale triennale.

Questa novità, attesa da tempo e oggetto di ampio dibattito, riguarda in particolare l’abilitazione all’insegnamento, che non seguirà più le modalità conosciute negli ultimi anni. Al suo posto, prenderà forma un tirocinio triennale retribuito, denominato FIT, a cui si accederà solo dopo il superamento di un concorso pubblico.

Il percorso previsto: concorso, formazione e ruolo

Per insegnare nella scuola secondaria di primo e secondo grado, il nuovo modello prevede una sequenza precisa: conseguimento della laurea, concorso nazionale su base regionale o interregionale, e successivo accesso al percorso triennale di tirocinio e formazione.

Durante i tre anni di formazione, i futuri docenti affronteranno valutazioni intermedie e finali, necessarie per ottenere l’idoneità al ruolo. Il tirocinio sarà articolato in fasi differenti per posti comuni e posti di sostegno, con l’obiettivo di garantire un inserimento progressivo e strutturato nella funzione docente.

Solo al termine di questo iter, e superate tutte le valutazioni previste, sarà possibile accedere al ruolo a tempo indeterminato.

In attesa delle nuove regole

Il nuovo sistema abilitante, che dovrebbe partire con il concorso docenti 2018, è ancora in fase di definizione. Restano da chiarire diversi aspetti operativi, tra cui le modalità di svolgimento del concorso, i requisiti di accesso e la distribuzione dei posti disponibili.

Nel frattempo, migliaia di aspiranti insegnanti che avevano puntato sul TFA si trovano in una fase di incertezza, sospesi tra un sistema che si chiude e un altro che ancora non è stato avviato. La transizione comporta inevitabilmente difficoltà organizzative e richiede tempi tecnici che, per molti, rischiano di allungare ancora l’attesa per entrare in classe.