Niente più supplenze brevi fino a 10 giorni alla secondaria, i dirigenti scolastici sono preoccupati

Fa discutere la nuova normativa sulle supplenze brevi in base alla quale da ora in poi i dirigenti scolastici dovranno, tranne che in caso di esigenze di natura didattica, assegnare le supplenze inferiori ai dieci giorni dei docenti su posto comune facendo ricorso al personale dell’organico dell’autonomia.

Cosa cambia

Una normativa in vigore in seguito alla modifica alla Legge 107 del 2015 cambia l’approccio alla gestione delle supplenze brevi nelle scuole secondarie. La nuova legge di Bilancio interviene sul comma 85 dell’articolo 1. Quella che prima era una possibilità dei dirigenti scolastici, adesso diventa un’indicazione tassativa.

Non cambia nulla invece per le supplenze brevi nella scuola primaria e nei posti di sostegno: in questi casi infatti, il dirigente scolastico avrà maggiore margine di manovra. Potrà coprire l’assenza con personale interno, ma solo se lo ritiene opportuno.

Una norma che non convince l’Associazione nazionale presidi, preoccupata dalle conseguenze che potrà avere.

I dubbi dell’Anp

A preoccupare maggiormente il presidente dei presidi Antonello Giannelli, è i fatto che l’obbligo di fare ricorso all’organico interno, anche se limitato ai posti comuni, potrebbe mettere in difficoltà le scuole a livello organizzativo: “Fermo restando che esiste a livello nazionale un problema di contenimento della spesa per le supplenze, la misura per come è scritta può incidere negativamente sull’assetto organizzativo delle scuole”.

La richiesta dei dirigenti scolastici è che la dicitura “salvo motivate esigenze di natura didattica” venga modificata in “salvo motivate esigenze di natura organizzativa e didattica”. In questo modo i presidi avrebbero maggiore discrezionalità e potere decisionale.