Ridurre i costi del riscatta della laurea per consentire di andare in pensione a 60 anni, prima che il burnout di una professione usurante come quella docente rovini gli ultimi anni di insegnamento e la salute psicofisica degli insegnanti. L’approvazione del disegno di legge 1413/2025, firmato dalla senatrice di Fratelli d’Italia, Carmela Bucalo, consentirebbe di ridurre i costi del riscatto della laurea per 1,2 milioni di lavoratori della scuola e della ricerca.
La riduzione dei costi
Una proposta spinta dalle quasi 120.000 firme di una petizione popolare in grado di arrivare fino in Senato. L’obiettivo è arrivare a un’aliquota al 5% che abbatterebbe da 30mila a 4.500 euro i costi del riscatto per una laurea quinquennale.
Il riscatto agevolato consentirebbe agli uomini di lasciare il servizio dopo 37 anni di contributi. Le donne andrebbero in pensione dopo 36 anni. Un provvedimento che riguarderebbe anche gli insegnanti di ruolo. In generale andrebbe a vantaggio del personale con contratto a tempo determinato e a anche chi è temporaneamente inoccupato. Insomma l’obiettivo è coinvolgere anche i precari della scuola.
Agevolare il ricambio generazionale
Il provvedimento è composto da un solo articolo in due commi e punta a modificare l’articolo 2 del decreto legislativo 30 aprile 1997, n. 184, riducendo l’aliquota di computo al 5 per cento. Ora, si aspetta che inizi le audizioni per avviare il confronto con sindacati e associazioni.
A quel punto si passa alla presentazione degli emendamenti e al confronto con i ministeri interessati, compresi i tecnici per trovare soluzioni comuni.
In questo modo si interverrebbe sul problema che evidenzia come un insegnante su due soffre di burnout. Il 35% degli insegnanti vorrebbe abbandonare la professione e se potesse agevolerebbe il ricambio generazionale.