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Abilitazione insegnamento: preoccupa il numero chiuso per abilitazione e specializzazione dei docenti con l’ennesimo ‘no’ ai Percorsi abilitanti speciali

Cambiare tutto per non cambiare nulla. Aleggia questa sensazione nel mondo della scuola in seguito alla riforma del reclutamento docenti che interviene su molti aspetti del percorso per accedere alla professione ma che trascura ancora molte problematiche, che attengono anche e soprattutto al mondo del precariato.

Percorso a numero chiuso

Non solo: l’introduzione del master da 60 Cfu che gli aspiranti docenti dovranno frequentare lascia perplessi sotto molti aspetti. Sia quello economico e delle tempistiche necessarie per assolvere a questo requisito. Sia per il fatto che ufficialmente si tratterà di un percorso a numero chiuso per abilitazione e specializzazione degli insegnanti.

I posti disponibili nelle università saranno infatti commisurati alla possibilità di stabilizzare i futuri docenti, per cui non saranno posti illimitati. Un numero chiuso che sembra fatto apposta per limitare il percorso per diventare docenti.

No ai Percorsi abilitanti speciali

L’auspicio di sindacati e forze politiche era che questa riforma del reclutamento potesse costituire una facilitazione e una agevolazione per i futuri docenti, e invece si stanno palesando una serie di impedimenti che proietta il mondo della scuola nel passato. I master da 60 Cfu a posti fissi ricordano molto da vicino l’esperienza negativa del Tirocinio formativo attivo (Tfa) a numero chiuso. Che ha portato a una carenza di docenti specializzati sul sostegno e in generale di insegnanti abilitati.

La proposta di attivazione dei Percorsi abilitanti speciali (Pas) è caduta nel vuoto. Le rassicurazioni del ministro dell’Università Cristina Messa, che si era impegnata a non irrigidire l’accesso ai percorsi formativi abilitanti all’insegnamento col numero chiuso, sembrano un lontano ricordo.

Formare solo docenti stabilizzabili

Se è comprensibile non formare docenti che non potranno essere stabilizzati, è poco logico porre limiti nel momento in cui ci sono quasi 200 mila supplenti l’anno. La sensazione è che si sia fatto ricorso ancora una volta a una soluzione interlocutoria che non riuscirà a indirizzare il mondo della scuola verso l’uscita dalla piaga del precariato e della supplentite, ma che rischierà di ingenerare ancora una volta equivoci e malcontenti. E a pagare il conto saranno i docenti stessi e gli alunni impossibilitati a beneficiare di un minimo di continuità didattica

Sergio De Napoli

Sergio De Napoli (giornalista pubblicista tessera n° 12534) email: dottorsport@libero.it Giornalista dal 2007, esperto di tutti i temi che riguardano il mondo della scuola e dell'istruzione. Esperienza pluriennale in redazioni come "Puglia" e "Barisera", mi sono specializzato negli anni sulle tematiche che riguardano il mondo dei docenti e del personale scolastico.

Vedi commenti

  • Stanno proprio comportandosi come dei dittatori verso i precari storici . Cosa gli abbiamo fatto non si sa ! Eppure ci hanno usati fino ad ora ! Ci manca solo che ci facciano fare un test anche x entrare x abilitazione! Pietosi sempre di più

    • Patrizia hai perfettamente ragione. Anche i nuovi docenti ne pagheranno le conseguenze purtroppo.

  • Facevano prima a dire che non c'è più bisogno di insegnanti così almeno uno si regola e prende altre strade piuttosto che rendere così difficile la vita alle persone..

  • Si tratta di un percorso ad ostacoli quando si richiede di essere docenti "facilitatori" nelle carriere scolastiche dei nostri alunni! Credo sia abbastanza contraddittorio!

  • Ogni nuovo Ministro sembra voler complicare le cose per i docenti precari che da anni tengono in piedi la scuola italiana.
    Si cerchi piuttosto una via semplicistica per stabilizzare chi svolge un lavoro fondamentale, senza alcuna certezza del domani!
    Diciamo basta alla precarietà...

  • I docenti
    Alle prossime elezioni non devono votare i bastardi del partito democratico e i dei 5stelle.

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