Classi numerose incidono sullo stress degli insegnanti e sull’educazione degli studenti. Si chiama burnout. Può sembrare una considerazione scontata ma evidentemente non lo è, considerato che in Italia si fa poco o nulla per invertire questa tendenza. Vicepresidi e collaboratori corrono meno rischi. Lo sostiene una ricerca della Sapienza di Roma pubblicata su Orizzonte Scuola.
La ricerca si proponeva di affrontare il tema della sindrome del burnout negli insegnanti. Cos’è il burnout? E’ una malattia che colpisce la sfera psicologica e porta a un disequilibrio personale e lavorativo dove la persona scarica le proprie frustrazioni. Insomma un corto circuito tra sfera personale e professionale, provocata da condizioni di lavoro inadeguate e particolarmente stressanti.
Se il lavoro appartiene alle helping profession, in cui il lavoratore svolge la sua professione relazionandosi con una utenza (infermieri, psicologi, insegnanti), il rischio esiste anche per gli utenti finali. Nel caso degli insegnanti, evidentemente, soggetti anche particolarmente sensibili per età e contesto.
La ricerca parte dall’analisi degli obiettivi proposti per Europa 2020, in cui si propone chiaramente di migliorare la qualità e l’efficacia dell’istruzione e della formazione. Viene dichiarato: “Sussiste l’esigenza di garantire un insegnamento di qualità elevata, offrire un’istruzione iniziale adeguata ai docenti e uno sviluppo professionale continuo agli insegnanti e ai formatori e rendere l’insegnamento una scelta di carriera allettante“ (Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea C 119/3 IT del 28/5/2009).
La ricerca è stata effettuata con il contributo della Federazione Gilda Unams e della redazione di Orizzonte Scuola mediante un questionario online e la raccolta dai sul server del Dipartimento di Psicologia dei processi di sviluppo e di socializzazione. I dati si riferiscono al 2014.
Il questionario è costituito da 5 aree: dati di sfondo (raccolta di informazioni personali e sulla scuola dei docenti); Copenhagen Burnout Inventory (questionario validato in italiano nel 2005); Self-Efficacy (Teacher Self-Efficacy scale – adattamento di Schwarzer del 2008); Clima di scuola (School-Level Environment); domande aperte: 5 item sulla percezione del disagio nella gestione della classe, dei colleghi, dei genitori, dell’amministrazione e ulteriori proposte per migliorare il proprio lavoro.
Ebbene è emerso che il 42% del campione ha un livello 0 di burnout, ossia un punteggio basso, mentre il 31% ha un livello 3, con un punteggio alto in tutti e 3 gli ambiti indagati (personale, lavoro, utenza).
La ricerca è giunta alla conclusione che:
tra gli insegnanti con un elevato livello di burnout non ci sono differenze di genere, ossia ne soffrono sia gli uomini che le donne;
Altri dati interessanti:
I dati confermano la situazione italiana, in cui è in atto una femminilizzazione del corpo docente e una crescita dell’età rappresentata.
Inoltre le situazioni di disagio risultano: