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Sigarette elettroniche: potrebbero essere pericolose, scatta l’allarme in Italia

Si torna a parlare di sigarette elettroniche e dei potenziali danni che possono provocare. Dopo l’entusiasmo iniziale, gli studi più approfonditi su questa alternativa alle sigarette classiche gettano ombre sul loro essere innocue come sbandierato in fase di lancio.

E allora anche in Italia scatta l’allarme sulle sigarette elettroniche. Il Sistema nazionale di allerta precoce (Snap) sulle nuove sostanze psicoattive – coordinato dal Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di sanità (Iss) – ha provveduto a inoltrare al Ministero della Salute e agli assessorati regionali di tutta Italia “un’allerta di grado 2 – livello intermedio su una scala di tre – sulle sigarette elettroniche, sulla base delle segnalazioni ricevute dall’Osservatorio europeo sulle droghe e le tossicodipendenze di Lisbona (European Monitoring Centre for drugs and drug addiction-Emcdda)”.

A innescare i controlli e a provocare l’allarme dell’Europa e dell’Iss il focolaio di malattia polmonare che si ritene possa essere riconducibile all’uso di prodotti per e-cig (in particolare alcuni liquidi) registrato negli Stati Uniti. A contribuire alla necessità di tenere alta l’allerta, il fatto che nel nostro Paese sono circa 900mila gli svapatori con più di 15 anni di età. “L’assenza di un nesso di causalità tra i casi di malattia polmonare e una singola sostanza, marchio o metodo di utilizzo lascia i Paesi europei, tra cui l’Italia, in una situazione di allerta – riposta l’Iss sul proprio sito -. Proprio perché la sigaretta elettronica è un ‘sistema aperto’ in cui si può inserire il prodotto che si preferisce, è fondamentale fare estrema attenzione alle modalità di utilizzo di questi dispositivi”.

“E’ necessario un atteggiamento di massima prudenza – sottolinea l’Iss -. Troppe sono ancora le informazioni che non si conoscono sugli effetti sulla salute, specialmente a lungo termine, di questi prodotti ed è importante che operatori sanitari e cittadini siano informati su ‘ciò che non sappiamo’”.

“Infine, un aspetto da non trascurare è la necessità che le istituzioni rafforzino il valore educativo della legge Sirchia sul divieto di fumo nei luoghi pubblici: un dato allarmante è, infatti, che le persone che utilizzano le sigarette elettroniche tendono a usarle anche nei luoghi dove vige il divieto di fumo per le sigarette tradizionali”, evidenzia l’Iss.

Nel nostro Paese, secondo i dati del Rapporto nazionale sul fumo 2019 – abbiamo circa 900mila fruitori di e-cig. Purtroppo si parte già dai 15enni. “Di questi l’80,1% si dichiara consumatore ‘duale’, cioè fuma sia le sigarette tradizionali che quelle elettroniche – ricorda l’Iss -. Inoltre, il 72,3% dei consumatori usa liquidi di ricarica contenenti nicotina: in particolare, il 24,3% usa liquidi a base sia di nicotina sia di altre sostanze; il 48% con solo nicotina. Infine, il 5% dei fumatori (occasionali o abituali) di sigaretta elettronica, prima di utilizzare l’e-cig non risulta aver mai fumato”.

“La maggior parte dei casi registrati negli Usa ha utilizzato prodotti per e-cig contenenti Thc (tetraidrocannabinolo), molti hanno usato prodotti a base sia di Thc – rimarca l’Iss – che di nicotina e altri pazienti hanno consumato prodotti contenenti solamente nicotina. I Cdc segnalano inoltre che molti casi sono collegati all’utilizzo di prodotti acquistati attraverso canali non ufficiali e da rivenditori non autorizzati. I Cdc stanno collaborando con i Dipartimenti sanitari statali e con la Food and Drug Administration (Fda) per le indagini epidemiologiche del caso, ma al momento nessuna singola sostanza o prodotto di sigaretta elettronica è stato associato alla malattia (pur se la causa sospetta sembra essere un’esposizione chimica)”.