Scuola

Rotazione dirigenti scolastici: quanto dura l’incarico, registrazione contratti a rischio

Il tema della durata degli incarichi dei dirigenti scolastici e dunque della loro rotazione diventa oggetto dell’analisi e del monito della Corte dei Conti. C’è un limite ai mandati che ciascun dirigente scolastico può espletare in ogni scuola, dopodichè è necessario procedere al trasferimento.

Via ai trasferimenti

In caso contrario, sono a rischio le registrazioni dei contratti stessi: “Dal prossimo anno i dirigenti scolastici che hanno già svolto due mandati nello stesso istituto (cioè sei anni, ndr), andranno trasferiti. Lo prevede una norma. E se non la applico, la Corte dei conti non registrerà più i vostri contratti”. Lo annuncia Rocco Pinneri, direttore dell’USR Lazio, richiamando il codice anticorruzione e l’avvertimento della Corte dei Conti.

Ci sono oltre 7.500 presidi a livello nazionale, e almeno il 15 per cento, rischia di essere destinato a una nuova sede per aver esaurito il poprio ciclo di mandati.

Avvio dell’incompatibilità

Il trasferimento segue il codice anticorruzione in base al quale anche i dirigenti scolastici rientrano tra le categorie soggette a rotazione. Hanno infatti a che fare con gestiscono appalti, affidamenti e acquisto di beni che potrebbero indurre in tentazione.

Compito degli Uffici Scolastici Regionali decidere dopo quanti mandati avviare l’incompatibilità.

La Corte dei Conti non vuole correre rischi e ritiene necessario che i direttori degli Usr debbano indicare sia i tempi del turn over sia le rotazioni. In caso contrario la registrazione dei contratti è a rischio e a settembre potranno scattare i trasferimenti.

La critica dell’Anp

Antonello Giannelli, numero uno di ANP ritiene questa gestione ingiusta: “Il mondo della scuola è molto variegato, fa parte della pubblica amministrazione ma ha modalità completamente a sé. Non può essere accomunato alla PA in tutto e per tutto perché vive dinamiche molto diverse“, dice a Il Messaggero.

“Nella scuola non ci sono molti soldi quindi parlare di rischio di corruzione all’interno degli istituti è abbastanza inappropriato, direi che intervenire in questo modo in nome dell’anti corruzione è inaccettabile e non condivisibile“, aggiunge.

“In un istituto la dipartita di un dirigente produce una inevitabile cesura sull’azione amministrativa. La continuità viene interrotta ed è inaccettabile che questo avvenga solo per un automatismo della norma. Un intervento “a prescindere” non va mai bene“, conclude Giannelli