Scuola

Aumenti contratto scuola: stanziate risorse per il pagamento dell’indennità di vacanza contrattuale del prossimo triennio

Fattibile ma non facile. Il rinnovo del contratto scuola, inutile negarlo, passa dallo stanziamento delle cifre per l’aumento degli stipendi, vero ma non unico elemento che divide sindacati e ministero. C’è ottimismo ma anche molto realismo, che deriva dall’aver preso atto che il Governo che non ha potuto concedere un budget rilevante negli scorsi anni, certamente non potrà farlo in questo momento in cui la crisi economica, il caro bollette e l’inflazione spostano l’attenzione altrove.

Revisione degli ordinamenti

In ogni caso a una soluzione si dovrà pur arrivare, perchè il ritardo che si sta accumulando nel ritardo dell’accordo è ormai ai limiti. Le trattative vanno avanti, ma se non si scioglie il nodo delle risorse per il comparto scuola tutto resta più complicato.

Al di là della parte economica, c’è da gestire la parte normativa che include la revisione degli ordinamenti professionali del personale Ata della scuola, degli enti di ricerca, delle Università e delle Afam.

L’Aran ha spiegato che nello specifico, è come se si dovessero rinnovare quattro diversi contratti, almeno per quel che concerne la parte normativa.

Gli aumenti previsti

I rinnovi contrattuali per il triennio 2022-2024 partono da cifre che si attestano su un minimo di circa 60 euro e che potrebbero aumentare di altri 20 in caso di cambio di destinazione dei circa 300 milioni.

Le parti spingono per chiudere la trattativa entro il 2022. In caso contrario la trattativa andrebbe avanti per tutto il 2023 senza un riferimento preciso. Questo perchè dopo la firma c’è un iter di controllo molto lungo, di 4-5 mesi. Quindi se non si firma prima della fine dell’anno, il contratto definitivo vedrebbe la luce attorno a maggio e giugno.

Impossibile ottenere i 300 euro richiesti

Tutto dipenderà adesso dalla visione che i sindacati avranno dello scenario economico all’interno del quale si dovrà muovere il Governo certamente mutato rispetto al passato. La pandemia prima, la guerra poi e in generale l’aumento del costo delle bollette e dell’inflazione impediscono di ambire a cifre (300 euro di aumento al mese) fino a poco tempo fa proponibili.