Scuola

Carta del docente: ministero dimezza card per l’aggiornamento e cancella 10mila cattedre

La carta del docente andrebbe estesa anche ai docenti precari (come avvenuto già nella regione Lazio) e possibilmente anche al personale Ata. E invece il rischio è che sia uno dei provvedimenti tra i primi a essere penalizzati, insieme ai suoi beneficiari, in virtù dei tagli ai fondi che la riforma del reclutamento comporterà.

Riduzione dei fondi a disposizione

Una riforma che compie il percorso inverso rispetto a quello necessario per investire nella scuola. Il Governo si era impegnato ad aumentare i fondi a disposizione dell’istruzione in Italia, sottoscrivendo precisi impegni con i sindacati. E invece la sorpresa della riforma del reclutamento è che spariranno nei prossimi anni circa 10mila docenti, il tutto giustificato dal calo demografico che colpirà il Paese nei prossimi anni.

Non solo: prevista anche una riduzione dei fondi a disposizione della carta del docente, utile anche per fare corsi di aggiornamento, di cui beneficiano 700mila insegnanti di ruolo. La denuncia è di Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, che si oppone al Decreto Legge n. 36 sulla riforma del reclutamento, valutazione e formazione dei docenti.

No alla riforma del reclutamento

“Il testo contenuto nel decreto non è praticabile – dice il sindacalista all’emittente radiofonica Italia Stampa – ancora di più perché questo Governo aveva preso un impegno lo scorso maggio, promettendo di stanziare risorse aggiuntive alla scuola. Alla fine chi paga è sempre lo studente, che continua a non essere messo al centro del piano di sviluppo del Governo. E con lui il personale scolastico, gli insegnanti, che sono umiliati se non puniti. Non è così che bisogna fare: per questi motivi – conclude Pacifico – confermiamo il nostro no alla riforma del reclutamento, valutazione e formazione” chiedendo importanti modifiche al testo approvato dal Consiglio dei Ministri la passata settimana.

La decisione di tagliare il personale docente in virtù della riduzione del numero degli alunni nei prossimi anni sembra l’ennesima occasione sprecata di limitare il numero di ragazzi per classe, riducendo così l’incubo delle classi pollaio.