Scuola

Aumento stipendio docenti: i 2500€ di arretrati non bastano

Il rinnovo del contratto docenti e ata, unica strada per consentire l’aumento degli stipendi del personale scolastico in grado di adeguare gli assegni al costo della vita aumentata nel corso degli ultimi anni, è assolutamente fermo. Prima la pandemia, poi i concorsi ordinari, adesso la riforma del reclutamento. La sensazione è che ci sia sempre una questione più urgente da risolvere per ministero e governo, rispetto al rinnovo del contratto.

Aumenti stipendiali legati alla formazione

Persino nella riforma del reclutamento di cui si sta discutendo in questi giorni e che dovrebbe essere varata entro giugno, si parla di aumenti stipendiali legati alla formazione. Ignorando di fatto la necessità di dare il via libera all’aumento di stipendio per tutti in busta paga. Che non sarà nemmeno all’altezza delle necessità, ma che costituirebbe quantomeno un piccolo passo in avanti, unito al pagamento degli arretrati.

In merito alla proposta del ministero di legare la formazione professionale a scatti stipendiali agevolati, i sindacati sono scettici, Anief in primis.

Non bastano i 2500 euro di arretrati

Il sindacato non crede che la proposta del ministero dell’Istruzione sia praticabile: “Con gli stipendi dei docenti e Ata – ricorda Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – siamo indietro rispetto all’inflazione di oltre 15 punti, anche con l’aumento dell’ultimo triennio rimarrebbe comunque oltre 10 punti percentuali sotto il costo della vita. E questo vale per tutti. Prima di avviare qualsiasi riforma stipendiale, bisogna attivare un confronto negoziale e vanno allineate le buste paga di quasi un milione e mezzo di dipendenti della scuola all’inflazione. Abbiamo calcolato che occorrono 25mila euro di arretrati e 272 euro medi per ogni insegnante e lavoratore dell’amministrazione scolastica. Che si sommano ai 2.500 euro di arretrati e i 107 di aumento medio a dipendente già stanziati per il triennio 2018/2021”.

Bonus carta docenti anche ai precari

“Solo dopo avere finanziato queste somme, come in linea generale era stato anche sottoscritto a maggio a Palazzo Chigi con il Patto sulla Scuola, allora si potrebbe parlare di forme di incremento stipendiale associate a merito e formazione. Fermo restando che gli scatti automatici non si toccano, semmai si allargano, reinserendo il terzo anno anche nuovi “gradoni” dopo il 35esimo anno di carriera. E si deve comunque sempre mettere a disposizione il lavoratore di formarsi proponendogli un’offerta di aggiornamento professionale adeguata e comunque – conclude Pacifico – sempre in orario di servizio e continuando ad assegnare i 500 euro annui della carta docente, ovviamente anche ai tanti precari, come pure al personale Ata e a tutto il resto del personale che oggi non ne beneficia”.