Scuola

Aumento stipendio docenti: ecco quanto riceveranno di arretrati con il rinnovo

Non c’è ancora l’ufficialità dell’esatto importo di cui potranno beneficiare i dipendenti del mondo della scuola in virtù dell’atteso rinnovo del contratto nazionale, ma è ormai evidente che per questione di budget le cifre non potranno discostarsi più di tanto da quelle di qui si è parlato negli ultimi tempi e messe sul piatto dal Governo.

Aumento a tre cifre in busta paga

Una cifra che costituisce soprattutto in traguardo simbolico, dal momento che soddisfa, almeno a livello di principio, la richiesta dei sindacati di provvedere a un incremento in busta paga mensile a tre cifre. E a tre cifre sarà, ma è un aumento lontano da quello che avrebbero auspicato i sindacati e soprattutto i loro rappresentati, come docenti e Ata della scuola.

L’importo sulla base del quale si ragiona è 107 euro in media di aumento, pari ad un incremento del 4%, con circa 2mila euro di arretrati. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, in un’intervista all’agenzia Teleborsa esprime tutta a sua delusione per una trattativa che non ha avuto gli esiti sperati.

Risorse aggiuntive chieste al Governo

“Per il rinnovo del contratto”, ha detto il sindacalista, quella presentata sinora “non è la cifra giusta, non è quello che basta al personale della scuola”: per questo “abbiamo chiesto al Governo quelle risorse che aveva promesso a maggio” con il Patto per la Scuola di Palazzo Chigi; a cui si devono sommare quelle “aggiuntive”, comprensive di “specifiche indennità”, di sede, incarico, burnout e rischio biologico, la cui assegnazione andrebbe a “compensare i maggiori rischi o sacrifici del personale”.

“Fra queste – ha ricordato Pacifico – è importante assegnare l’indennità di sede per chi lavora lontano dalla propria residenza. C’è poi una indennità di burnout con una finestra per le pensioni, una indennità per il rischio Covid per tutto il lavoro svolto durante questa pandemia e, soprattutto, una indennità di incarico per tutto il personale precario. Questi lavoratori, infatti, non dovranno più ricorrere al giudice per avere quella parità di trattamento che gli spetta, ma ricevere la giusta retribuzione, la stessa che viene data anche al personale di ruolo”, ha concluso il leader dell’Anief.