Scuola

Nuove regole Covid scuola: tutta la procedura e i casi previsti per la quarantena

Le nuove regole Covid scuola sono il tema principale, insieme a quello del rientro in classe di lunedì 10 gennaio in dubbio in alcune regioni come Campania e Calabria che sembrano intenzionate ad andare contro le indicazioni del Governo per garantire maggiore sicurezza possibile a studenti e personale scolastico.

Situazione in continua evoluzione

Intanto il Ministero dell’Istruzione domenica mattina alle 10 incontrerà i sindacati proprio per una informativa sulle nuove regole per la gestione dei casi di positività previste dal decreto legge approvato lo scorso 5 gennaio. Lo ha comunicato lo stesso ministero.

Sarà un incontro importante perchè le nuove regole covid scuola non appaiono chiarissime. Sarà dunque l’occasione per fare il punto sul nuovo decreto anti covid che il 5 gennaio è stato varato dal Consiglio dei Ministri.
Bianchi sottolinea: “la legge è molto chiara: permette ai presidenti di Regione di intervenire solo in zona rossa e in circostanze straordinarie. Queste condizioni oggi non ci sono. Ritengo vi siano gli estremi per impugnare quell’atto“.

Il Governo impugnerà la decisione di De Luca

Il tutto mentre c’è da capire quando il Governo impugnerà la decisione di De Luca di lasciare chiuse le scuole elementari e medie fino a fine gennaio. Per farlo, servirà un Consiglio dei ministri che a questo punto non arriverà, salvo sorprese, prima di lunedì 10 gennaio. Quando quindi le scuole dovrebbero restare chiuse.

Le regole Covid scuola

Per la scuola dell’infanzia, con un solo caso di positività, scatta la sospensione delle attività per una durata di dieci giorni. Per la scuola primaria con un caso di positività, via alla sorveglianza con testing. L’attività in classe prosegue effettuando un test antigenico rapido o molecolare nel momento in cui si viene a conoscenza del caso di positività (T0). Il test dovrà essere ripetuto dopo cinque giorni (T5). Se si verifica la circostanza di due o più positivi, scatta la didattica a distanza (DAD) per la durata di dieci giorni per tutta la classe frequentata dai positivi.

Scuola secondaria di primo e secondo grado: fino a un caso di positività nella stessa classe è prevista l’auto-sorveglianza e con l’uso, in aula, delle mascherine FFP2.

Se ci sono due casi nella stessa classe, scatta la didattica digitale integrata. Sarà valida per chi ha concluso il ciclo vaccinale primario da più di 120 giorni, che sono guariti da più di 120 giorni, che non hanno avuto la dose di richiamo. Per tutti gli altri, continueranno le attività in presenza con l’auto-sorveglianza e l’utilizzo di mascherine FFP2 in classe. Con tre casi nella stessa classe, scatta la DAD per dieci giorni.

Bianchi non cambia idea

Sulla necessità di ricorrere alla Dad è nuovamente intervenuto il ministro dell’Istruzione Bianchi, che si dice convinto della scelta del Governo di ritornare in presenza: “La nostra è una scelta chiara: tutelare il più possibile la scuola in presenza e in sicurezza”. “I nostri ragazzi e i bambini che vengono da due anni difficili, caratterizzati da discontinuità che hanno segnato il loro apprendimento: i dati Invalsi lo hanno detto con chiarezza. Nella legge di bilancio abbiamo stanziato 400 milioni per la proroga dell’organico Covid, che consentirà di affrontare anche questa fase”, ha spiegato.

Poi snocciola un po’ di numeri e percentuali che confermano la sua tesi: “Nessuno nega che ci sia stata in queste settimane una ripresa dei contagi, legati anche alle festività. Rispetto all’anno scorso c’è, però, una grande differenza: il vaccino. Il personale scolastico, anche prima dell’obbligo, era vaccinato già al 95%, studentesse e studenti hanno risposto con entusiasmo e responsabilità alla campagna e nella fascia di età tra i 12 e i 19 anni la copertura è oltre il 75%. Il vaccino è lo strumento per tutelare la scuola, per un ritorno alla normalità. Chiedo a tutti un atto di responsabilità: a chi tra gli adulti ancora non si è vaccinato, alle famiglie, alle Asl perché tutti insieme acceleriamo la vaccinazione, in particolare dei più piccoli. E’ necessario anche dare priorità ai test. Il governo ha stanziato 92 milioni per i test gratis ai ragazzi della secondaria“.

“Finora nessun Paese europeo ha deciso di chiudere le scuole. Se fosse necessario, devono essere le ultime a chiudere. Abbiamo definito i limiti oltre i quali possono scattare delle chiusure mirate con il decreto legge di agosto. Si possono far scattare le lezioni a distanza solo in casi eccezionali. Ma il ricorso massiccio alla Dad, oggi, come se i vaccini non ci fossero, sarebbe un errore“, ha evidenziato il ministro.

I sindacati non sono convinti

Spinge invece per la didattica a distanza, insistendo sulla poca sicurezza garantirà dalle scuole, Anief: “I dirigenti scolastici ci danno ragione, perché si rendono conto pure loro che non ci sono le condizioni per riaprire le classi in sicurezza. Se a pensarla così sono pure i collaboratori dei dirigenti scolastici e gli stessi studenti forse il Governo, i ministeri coinvolti e il Cts dovrebbero porsi qualche dubbio”, dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief.

“In queste condizioni – dice Pacifico – come si fa a dire che la scuola è più sicura? Chi risponderà del contagio probabile che si propagherà nelle scuole? Al Ministero hanno tenuto conto dell’articolo 44 del decreto legislativo 81/08 che autorizza il lavoratore in caso di pericolo ad allontanarsi dal luogo di lavoro in caso di pericolo grave e immediato?”.

“La verità – continua il sindacalista – è che la didattica a distanza non è un’opzione ma diventa necessaria dal momento che la scuola è la stessa che avevamo prima del Covid. Di fronte a oltre 200mila positivi al giorno, lasciare le scuole aperte è follia: alcuni presidi siciliani hanno annunciato che non intendono assicurare le lezioni qualora non si attui un tracciamento totale sugli studenti prima del 10 gennaio. Per questo, chiediamo ufficialmente al ministro Patrizio Bianchi di riprendere le lezioni per tutti al 100% con la modalità della dad e il lavoro agile per il personale Ata. Ricordiamo che c’è anche da rispettare la sicurezza di un milione e mezzo di lavoratrici e di lavoratori della scuola”.