Scuola

Docenti precari: immissione in ruolo di supplenti con 36 mesi di servizio

Il tema dei precari scuola occuperà l’agenda della politica nel 2022, parallelamente al tema della riforma del reclutamento docenti, cui si lega a doppio filo. Il rischio, secondo i sindacati, è che la riforma del reclutamento docenti possa in qualche modo mettere in secondo piano il tema del precariato, prioritario per la risoluzione di temi come la supplentite e la continuità didattica, inversamente proporzionali l’una all’altra ormai da diversi anni nella scuola italiana.

Immissione in ruolo dei supplenti con 36 mesi di servizio

La strada per risolvere in tempi brevi il tema del precariato è tracciata: applicare norme che consentano di immettere in ruolo in modo automatico tutti i supplenti, docenti e Ata che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio. In questa battaglia, Anief è da tempo in prima fila. Marcello Pacifico, presidente nazionale, ha affermato che “la Corte Costituzionale ha confermato ancora una volta che è possibile stabilizzare il personale del pubblico impiego e che quindi assumere i supplenti serve ad arrestare l’abuso dei contratti a termine”.

La condizione di chi da oltre tre anni lavora come supplente senza la minima garanzia nel presente e soprattutto per il futuro è prioritaria, in quanto a necessità di risoluzione, se si vuole restituire credibilità alla scuola italiana: “Come Anief non possiamo più tollerare che chi ha un contratto da più di 36 mesi di supplenze svolte non abbia un contratto a tempo indeterminato. Con il nuovo anno, anche attraverso la contrattazione, cercheremo di arrivare a soluzioni chiare sugli organici e allo sblocco dell’assegnazione provvisoria, oltre al passaggio verticale del personale Ata ignorato dalla manovra di bilancio”.

Le posizioni dell’Europa e della Corte Costituzionale

Su questo tema, a dar man forte a sindacati e docenti precari ci sono le prese di posizione dell’Europa e della Corte Costituzionale, secondo cui “non c’è un livello assoluto, ma la stabilizzazione dei lavoratori risponde a una precisa scelta politica in base anche alla violazione delle norme comunitarie. Quindi, di fatto, sbaglia chi invoca ogni volta sul precariato, anche scolastico, l’illegittimità delle procedure di stabilizzazione”.

Doppio canale di reclutamento

Le norme comunitarie impongono di stabilizzare i precari, ripristinando il doppio canale di reclutamento, andando a “reclutare i precari con 36 mesi di servizio senza più paletti, che sono quelli che riguardano i servizi e la possibilità di essere assunti proprio con il doppio canale di reclutamento”.

Problema endemico del precariato

Il leader dell’Anief assicura che nel 2022 “il sindacato farà di tutto per fare in modo che si possano dare risposte al Covid, dimezzando il numero degli alunni per classe e aumentando gli spazi, considerando anche che le classi pollaio riguardano ben mezzo milione di alunni, oltre a trovare la soluzione definitiva al problema endemico del precariato, ripristinando il doppio canale di reclutamento, anche da Gps, e dando il giusto riconoscimento a chi lavora nelle nostre scuole”.